LA CHIAV DEL PURTON
di Delfina Scoglio (Urbino)
Che fin ha fatt cla staccia
tacata só tel mur sopra la mattra
ch' c'aveva el post d'onor
tla mi' cucina
quant'er una fiulina?
En el so, mo alora
era el pess fort dla casa:
en serviva soltant
per stacè la farina;
era un quadre rotond
per ornè la cucina...
mo era sopratutt 'na mensulina
per apogiacc tutt quell
ch'en sapevi du' metta:
un santin, un buton
stacat da la giachetta,
un curdlin che pudeva
fè comod in futur,
'na spilla d'sicuressa, un biglietin
sa la lista dla spesa
ch'era presapoch questa:
tre etti de spaghett
trenta gramm de conserva
un ceptin d'insalata
mez'ett de mortadella...
Fra tutt chi ciaf spicava
la cosa più important:
la chiav dla porta d'casa,
grossa, de ferr, pesant...
Era la chiav che, sa la fantasia,
me permeteva da chiuda el purton
dietra le spalle, e lascè dentra casa,
de babo e mama le preocupasion...
mo subit dop me l'faceva riaprì
perché sol dentra casa,
anca sensa richess,
me sentiv pió al sicur
de com me sent adess.
La precedente poesia è stata ritenuta
meritevole di segnalazione con la seguente motivazione:
Con tono pacato, l'autrice si chiede che fine abbia
fatto la staccia della sua infanzia: appesa in cucina,
serviva anche come mensolina dove appoggiare umili e
lievi cose, insieme alla chiave di ferro del portone.
A questo dettaglio si annoda sia il suo sentimento di
allora, combattuto fra il desiderio di uscire dal nido
domestico e di tornarvi subito dopo, sia il confronto
fra il passato, senza ricchezze ma sicuro, e il
presente.
Il movimento dei versi liberi, con varie rime, trova
nell'elencazione dei ciaf e nella lista della spesa
ragioni di verità e freschezza, prima di giungere alla
fulminante sintesi conclusiva.
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