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X°  Concorso  2010 Agenda 2011

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Premessa di Silvia Gelardi e alcune foto premiazione

Preliminari

Testi premiati

Tutti i testi presentati

Parte Antologica

 

Video della Premiazione:

Editore: presentazione del X volume

Presentazione di Germana Duca Ruggeri

Consegna attestati e premi ai vincitori

Francesco Gianotti encomiato, ringrazia

Poesia Vincitrice: Maria Teresa Spaccazocchi

Poesia Segnalata: Delfina Scoglio

Poesia Segnalata: Tiziano Mancini

Poesia Segnalata: Giovanni Volponi

Duccio canta:  I trampol

Duccio canta: La crescia e la piadina

Duccio recita: il passero ferito

Vol. N.° 10 Secondo in formato Agenda

Fig. di copertina: Zelmira
e i suoi primi quattro figli

V'L'ARCONT IN DIALETT n. 10
Renzo De Scrilli

Edizione 2010 - Agenda 2011

IX Volume del Concorso 2009
Poesie in dialetto urbinate
Con estesa parte di racconti in prosa

Parte antologica.....

A cura dell' Associazone Pro Urbino

EDITRICE  MONTEFELTRO

 

Immagine di copertina
Zelmira
di
Paolo Albicocco acrilico donato dall’Autore ad Alberto 'Luminati

Progetto grafico e tecnico: Alberto Luminati    Uria Orazi

Da una idea e con il supporto di Ennia Temellinì

Disegni di Vitaliano Angelini, Walter (Paolo) Paolucci

Copyright 2009 Editrice Montefeltro Urbino

Stampato per i tipi della Editrice Montefeltro nel mese di dicembre 2009

 

 

Nota dell’Editore

 

Du’ parol sulla copertina

 

La Zelmira era mi madre e te, Paolo, che c’è suppergiù i mi ann, ch’sem cresciuti insièm per el Mont, tei palass del nonn, l’é arvista t’ia tu fantasia dop tant temp; te sè arcordat de quand ancora no’ eravam quattre fiol, quand, tra de no’ o insièm a qualc’altre burdell  dla via, giocavam a caccia per le scal o alle pallin t’el porton (t’arcordi? vincevi sempre te e le t’nevi t’na borraccia  dla fanteria!).

Dop, passat el front, fnita la guerra, avèm cminciat a respirè per le strad l’aria  dla libertà e per qualch temp ce sèm persi de vista: avèm gambiat casa, en stavam piò per el Mont e, s’èn me sbaj te te rugolavi per Lavàggin e m’arcord ch’saltavi de siane el foss del Montepiscio, mentre io me sbucciar i ginocch t’el Mercatal o me buttav sa’l biruccin giò per Vaibona.

J’ann dop no’ sèm dventati sei fiol, te e io ce sèm artrovati per càs tra le nebbie de Milan, e la Zelmira ha continuat a fè la chioccia sa i piò p’cin.

Avèm scelto el tu disegn per un sac de motiv: prima de tutt perchè ma me en me fa mal arcordam de mi madre (anca se de quest j’importarà ma pochi), po’ perché j’urbinat ch’el vedràn t’ia copertina potràn rifletta, almèn. qualcun, e pensè a quanti de no’, bravi com se’ te, Paolo, s’èn trovati lontani perchè, per sbarché el lunari, han dovutt emigrò (qualcun c’I’ha fatta a ami’, na mucchia no); più de tutt, l’avèm scelt perché é bell e, t’ia semplicità d’na madre ch’allarga i brace per proteggia i fiol, propri com farìa cna chioccia sai pulcin, é pien d’umanità; c’é piaciut per i color, per la grazia e per ch’j’occh spalancati de q’i burdei che te guardne com se vlesser chiedte e capì, dop tutt quell ch’era passat, ccsa sana potut succeda de piò prima de dventè grandi.

Chi l’avrìa dett, invèc, che sana bastat sol un scatolòn, sa cna lampadina dentra, per rincojonic ma tutti!

Grazie Paolo del bel regai e  dla tu amicizia: da part mia sper d’avet dat cna sodisfasiòn, mo se so’ gitt piò avanti del consentit, me perdonarè.

 

 

 

 

Due parole sulla copertina

 

La Zelmira era mia madre e tu, Paolo, che hai più o meno la mia età, che siamo cresciuti insieme per il Monte (Via Raffaello), nel palazzo del nonno, l’hai rivista nella tua fantasia dopo tanto tempo; ti sei ricordato di quando noi eravamo ancora quattro figli, quando, insieme a qualche altro bambino della via, giocavamo a caccia per le scale o alle palline nel portone (ti ricordi? vincevi sempre tu e le tenevi in una borraccia della fanteria!)

Dopo, passato il fronte e finita la guerra, abbiamo cominciato a respirare per le strade l’aria della libertà e per qualche tempo ci siamo persi di vista: abbiamo cambiato casa, non abitavamo più per il Monte e, se non mi sbaglio, tu rotolavi per Lavaggine e mi ricordo che saltavi di slancio il fosso del Montepiscio, mentre io mi sbucciavo le ginocchia al Mercatale o mi buttavo per la discesa di Vaibona con il biroccino.

Passato qualche anno noi siamo diventati sei, tu ed io ci siamo ritrovati per caso tra le nebbie di Milano, e la Zelmira ha continuato a fare da chioccia ai più piccoli.

Abbiamo scelto il tuo disegno per molti motivi: prima di tutto perché a me non fa male ricordare mia madre (anche se questo interesserà a pochi), poi perché gE urbinati che lo vedranno sulla copertina potranno riflettere, almeno qualcuno, su quanti di noi, bravi come sei tu, Paolo, si sono trovati lontani perché, per sbarcare E lunario, sono stati costretti ad emigrare (qualcuno ce l’ha fatta a tornare, molti no); soprattutto l’abbiamo scelto perché é beUo e, nella sempEcità di una madre che allarga le braccia per proteggere i figli, come farebbe una chioccia con i pulcini, é pieno d’umanità; ci è piaciuto per i colori, per la grazia e per quegE occhi spalancati di quei bambini che ti guardano come se volessero chiederti e capire, dopo tutto queEo che era successo, che cosa sarebbe potuto succedere di più prima di diventare grandi.

Chi l’avrebbe detto, invece, che sarebbe bastato solo uno scatolone, con una lampadina dentro, per rincogEonirci tutti!

Grazie Paolo del bel regalo e della tua amicizia: da parte mia spero di averti dato una soddisfazione, ma se sono andato oltre E consentito, mi perdonerai.