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X°  Concorso  2010 Agenda 2011

Tutti gli Autori dialettali

Alberto Luminati per l' EDITRICE  MONTEFELTRO  illustra le caratteristiche e l'andamento del X Concorso

 

Urbino, 22-12-2010  -  Cerimonia della premiazione dei partecipanti al

X° Concorso 2010 di Poesia Dialettale "Renzo De Scrilli"

e della presentazione del X° Volume della pubblicazione degli atti

" V'l'arcont in dialett " in formato Agenda 2011 - Ed. Montefeltro
 

 

NOTA  DELL' EDITORE

 

Du’ parol sulla copertina

 

ZELMIRA

disegno di Paolo Albicocco

donato dall’Autore ad Alberto Luminati

 

La Zelmira era mi madre e te, Paolo, che c’è suppergiò i mi ann, ch’sem cresciuti insièm per el Mont, tel palass del nonn, l’é arvista t’la tu fantasia dop tant temp; te sè arcordat de quand ancora no’ eravam quattre fiol, quand, tra de no’ o insièm a qualc’altre burdell d’la via, giocavam a caccia per le scal o alle pallin t’el porton (t’arcordi? vincevi sempre te e le t’nevi t’na borraccia d’la fanteria!).

 

Dop, passat el front, fnita la guerra, avém cminciat a respirè per le strad l’aria d’la libertà e per qualch temp ce sèm persi de vista: avém gambiat casa, en stavam piò per el Mont e, s’en me sbaj te te rugolavi per Lavàggin e m’arcord ch’saltavi de slanc el foss del Montepiscio, mentre io me sbucciav i ginocch t’el Mercatal o me buttav sa’l biruccin giò per Valbona.

 

J’ann dop no’ sèm dventati sei fiol, te e io ce sèm artrovati per càs tra le nebbie de Milan, e la Zelmira ha continuat a fè la chioccia sa i piò p’cin.

 

Avém scelto el tu disegn per un sac de motiv: prima de tutt perchè ma me en me fa mal arcordam de mi madre (anca se de quest j’importarà ma pochi), po’ perché j’urbinat ch’el vedràn t’la copertina potràn rifletta, almèn qualcun, e pensè a quanti de no’, bravi com se’ te, Paolo, s’èn trovati lontani perchè, per sbarché el lunari, han dovutt emigré (qualcun c’l’ha fatta a arni’, na mucchia no); più de tutt, l’avém scelt perché é bell e, t’la semplicità d’na madre ch’allarga i bracc per proteggia i fiol, propri com farìa ‘na chioccia sai pulcin, é pien d’umanità; c’é piaciut per i color, per la grazia e per ch’j’occh spalancati de q’i burdei che te guardne com se vlesser chiedte e capì, dop tutt quell ch’era passat, c‘sa sarìa potut succeda de piò prima de dventè grandi.

 

Chi l’avrìa dett, invèc, che sarìa bastat sol un’ scatolòn, sa ‘na lampadina dentra, per rincojonic ma tutti!

 

Grazie Paolo del bel regal e d’la tu amicizia: da part mia sper d’avet dat ‘na sodisfasiòn, mo se so’ gitt piò avanti del consentit, me perdonarè.

Alberto

 

Commento sulla copertina

 

ZELMIRA

disegno di Paolo Albicocco

donato dall’Autore ad Alberto Luminati

 

La Zelmira era mia madre e tu, Paolo, che hai più o meno la mia età, che siamo cresciuti insieme per il Monte (Via Raffaello), nel palazzo del nonno, l’hai rivista nella tua fantasia dopo tanto tempo; ti sei ricordato di quando noi eravamo ancora quattro figli, quando, insieme a qualche altro bambino della via, giocavamo a caccia per le scale o alle palline nel portone (ti ricordi? vincevi sempre tu e le tenevi in una borraccia della fanteria!)

 

Dopo, passato il fronte e finita la guerra, abbiamo cominciato a respirare per le strade l’aria della libertà e per qualche tempo ci siamo persi di vista: abbiamo cambiato casa, non abitavamo più per il Monte e, se non mi sbaglio, tu rotolavi per Lavaggine e mi ricordo che saltavi di slancio il fosso del Montepiscio, mentre io mi sbucciavo le ginocchia al Mercatale o mi buttavo per la discesa di Valbona con il biroccino.

 

Passato qualche anno noi siamo diventati sei, tu ed io ci siamo ritrovati per caso tra le nebbie di Milano, e la Zelmira ha continuato a fare da chioccia ai più piccoli.

 

Abbiamo scelto il tuo disegno per molti motivi: prima di tutto perché a me non fa male ricordare mia madre (anche se questo interesserà a pochi), poi perché gli urbinati che lo vedranno sulla copertina potranno riflettere, almeno qualcuno, su quanti di noi, bravi come sei tu, Paolo, si sono trovati lontani perché, per sbarcare il lunario, sono stati costretti ad emigrare (qualcuno ce l’ha fatta a tornare, molti no); soprattutto l’abbiamo scelto perché é bello e, nella semplicità di una madre che allarga le braccia per proteggere i figli, come farebbe una chioccia con i pulcini, é pieno d’umanità; ci è piaciuto per i colori, per la grazia e per quegli occhi spalancati di quei bambini che ti guardano come se volessero chiederti e capire, dopo tutto quello che era successo, che cosa sarebbe potuto succedere di più prima di diventare grandi.

 

Chi l’avrebbe detto, invece, che sarebbe bastato solo uno scatolone, con una lampadina dentro, per rincoglionirci tutti!

 

Grazie Paolo del bel regalo e della tua amicizia: da parte mia spero di averti dato una soddisfazione, ma se sono andato oltre il consentito, mi perdonerai.

Alberto