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ANTONIO FABI Quinto Rulliano Valente |
QUATTRO STANZE PER UN POETA IN VENTIQUATTRESIMO CON AVVERTIMENTO FINALE
Accettai di buon grado la tenzone, perché, come risulta dalla Storia, anche la minima provocazione, portata in ton dimesso, ovver con boria, m'induce a cedere alla tentazione di procurarmi ovunque maggior gloria. Ma chi mi tenta (il fatto è più che chiaro) Sorriderà, se può, d’un riso amaro
E tu, Corrado che l' hai fatta grossa ed hai voluto sceglier l'avventura, scendendo ufficialmente nella fossa, hai già visto quanto sia cosa dura chi t'avanza di tecnica e di possa disfidare, seppure in amcizia, ma con folle impudenza ed imperizia.
Le rime, la stilistica, gli accenti tu li hai ridotti peggio dello straccio che s'usa per lavare i pavimenti. I verbi, i congiuntivi ... sento il ghiaccio che m'attanaglia con i tuoi lamenti. Non era certo barbaro il Gran Re, a fronte di "poeti" come Te!
Tu vuoi sopravanzarmi nel comporre e in ciò ti sei più volte cimentato, finendo, come accadde al prode Ettorre, per essere trafitto ed infilzato. Tra noi si scherza e gioca e si discorre; ma, infine, come noto, son spietato. Sarà bene per te cambiare disco, poiché son io che più dritto colpisco.
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