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Mario Agnoli        Recensione al libro di poesie di

Giorgio Vescarelli,  Come una nuvola

 

 

"Come una nuvola"
Raccolta di poesie  di Giorgio Vescarelli

 

Giorgio Vescarelli

“ Come una nuvola”

Edizioni Quattro venti  S.r.l. , Urbino, 2011.

Presentato  a Urbino il giorno 9 agosto 2011, nel quadro delle

" Conversazioni di Agosto di Palazzo Petrangolini"

nel Centenario  di Carlo Bo ( 1911 – 2011).

 

PRESENTAZIONE DI MARIO AGNOLI

 

1 -     I ricordi sono la nostra  identità. Senza ricordi l’uomo è privo d’identità. “Ho vissuto con i miei ricordi, ora non ho più ricordi. La mia vita non  ha senso alcuno“ ( a mente, da scritti di Hemingway).

   La poesia di Giorgio Vescarelli è  poesia  dei ricordi, che egli suddivide  in più tempi , dal 1973  - 2010 al  1948 – 1960, per l’appunto a ritroso , come si conviene  negli studi di psicologia.

   Egli è poeta  puro , nello stile e nei contenuti. L’uso della parola è ricercato intensamente.

Dalla natura e dalle cose fruite coglie gli stimoli per la conversione dei suoi pensieri in ogni sua espressione di gioia, dolore e contemplazione .

  Egli è anche poeta  essenziale, che riduce nella forma  dell’epigramma per dare  sujggestyione maggiore alla parola  scelta.

  Questa “ Come una nuvola” è  la poesia  dei ritorni , dei ricordi . Essi vengono alla mente del poeta  dolcemente , senza catena alcuna , sospinti  dalla inerzia.

  Le poesie di questa raccolta  non hanno titolo specifico, come d’uso comune , nella narrativa e nella poesia. In appendice  si presentano  con il verso d’apertura. Sembrerebbe  una introduzione

di radice , è invece  un semplice accosto  tematico  che non priva  elemento alcuno al programma poetico  intensamente pensato  e sviluppato dolcemente ...

 

2 - Per quanto attiene l’aspetto  esegetico  relativo ai luoghi  del vissuto  ( secondo la  tradizione  critica  del Croce: dei rapporti  dell’autore  con  il proprio ambiente ), l’Editore  fornisce , in copertina, una  nota biografica del poeta. Da essa emerge  la sua presenza attiva  di umanista  in più luoghi , a partire  da  Urbino , luogo di nascita  e di elezione , poi Bologna, Pesaro . Pubblicista fervido in più settori della cultura .Scrittore affermato  nella narrativa  per ragazzi  al fine di aprirli agli interessi  della lettura  anche attraverso le  favole.

Per questi interessi , impegni egli  riunisce in simbiosi felice  l’umanistica  e la scolastica .

 

3 - A questo punto non rimarrebbe  che dare un senso  diretto, empirico  alle  considerazioni , mediante un percorso  critico sulle poesie scelte .

In tale senso:

Nella poesia :” Rose , rosse  ( pag. 18 , del  primo ciclo temporale 1973-2010), il mito faustiano del “ fermati sei bello” ritorna   rimembranza , come  il ricordo di “una nuvola/sospinta dal vento, per poi  spegnersi  ineluttabilmente nel dolore “ non posso perdonarti  di avermi lasciato/ mi lascio vivere/ e ricordo sempre la rosa rossa”..

Nella poesia : “Lontano, lontano  ( pag. 21 , dello stesso ciclo ) , il poeta supera la teoria  del tempo inteso come limite , sembra  cogliere  il mistero della mistica platonica.

Nella poesia :”Mi piace questo mese ( pag. 33, del secondo ciclo  1961-1972), il poeta si pone  il perché della vita , per l’appunto  del suo andare  inderogabile , per concludere  malinconicamente .

Una malinconia  soffusa  oltre il mare immenso  del perenne  naufragio ( Leopardi)..

Nella poesia : Ogni volta  che ti vengo a trovare,padre/ riprendiamo il dialogo” ( pag. 34. delle stesso secondo ciclo) , la sera della vita, più dolce  del tramonto  che rende  le cose al di fuori dell’ombra, appartiene al  tempo dei ricordi , dei ritorni , come d’inconscio  per le parole non dette e forse dimenticate frettolosamente .

Ma nella successiva poesia ( pag. 35) che inizia  con due versi  riportati  enigmaticamente “ Codesto solo oggi possiamo dirti: / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, il poeta  affronta  temi del sociale  ed è, per l’appunto, già il tempo  del sociale profondo, con le sommesse recriminazioni  in particolare  per  la cultura legata ai privilegi . La tematica  inizialmente abbozzata , esplode , nella poesia :” Apro il giornale e non vedo “ ( pag. 37 ), per  venire grido  disperato  contro la insolvenza etico – morale  delle istituzioni, pubbliche e private .Per alcuni aspetti questa poesia  si colloca  nell’ambito  atemporale dell’etica del Petrarca, del Manzoni e del Leopardi.

La poesia :” Non mi piace che lo chiamano/ negro ( pag.39) conclude  il ciclo. "Incontrarci prima/ quando i rami erano d’un verde / che a spezzarli ne usciva un umore/ chiaro e asprigno” ( pag. 40)  si coglie  la tristezza pascoliana , che  si accentua  nella rimembranza di cui alla  successiva poesia ( pag. 41) “ Vedo la pioggia che cade  nel piccolo orto” accentua le tinte.

E’ caratteristica particolare  di questa poesia  la compiutezza  organica e stilistica , secondo  la consuetudine  migliore  della poetica  della prima metà del secolo scorso

Il bozzetto poetico ( pag. 48 dell’ultimo ciclo  1948- 1960): “ Mi hanno portato un pezzo di bosco”, rivela  la riflessione e la contemplazione  panteistica  delle cose  disposte come immagini , sensazioni  percepite e acquisite  appunto nel contesto del tutto natura.

Ed è venuto il momento  della malinconia  profonda  che  si riflette  nelle ultime poesie  di questa raccolta : “ Vecchia città, / piccola, /odorosa di viole . e  oltre nella penultima  strofa atipica :” Malinconia d’un baleno/ lungo colme la vita “ ( pag. 49 dell’ultimo ciclo 1948 –1960) , e  :” C’è un fiore di carta,/ sul mio scrittoio,/ è bello, / rosso che par vero; / tu sei come quel fiore,/ senza profumo .”  E’ un continuo alternare di luoghi , di desideri e di indugi  sentiti  profondamente . Ma poi  ineluttabile ritorna il destino ( pag. 57) Con “ il tempo m’illude/ che l’estate non è finita ./ Domani / finirò di calpestare/ le ultime foglie cadute/ e quando tornerai/ avremo il viso / dipinto d’inverno. E “ Solo il rombo di un motore/ ferisce il tuo silenzio/ e un faro squarcia, / la tua cecità ./ Posa le tue mani fresche/ sul mio viso,/ notte.”

 

4 - Nella poesia moderna  è diffuso  il riferimento ai simboli , come dell’acqua, fiori, prati, onde del vento e del mare, e nell’epica, delle torri antiche, palazzi  sontuosi, bandiere.

Nella poesia vescarelliana  i simboli sono icone, soltanto icone  per  ingannare, per distogliere  l’uomo  dalla  realtà  in cui è costretto  a vivere .

Questo aspetto indubbiamente appartiene  all’epica , ed è il secondo aspetto  di questa poetica.

 

 Mario Agnoli

 

 

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