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Pistoia  SEMINARIO SULLA GNOSI
Intervento di Mario Agnoli

 

 

 

 

INDICE DELLE RELAZIONI PER ORDINE ALFABETICO DEI COGNOMI DEI RELATORI

Agnoletti Roberto - “ARTE SACRA E PROFANA, FIGURAZIONE E ASTRAZIONE - TRE PIETRE DI UN PERCORSO”                  P.    5

Agnoli Mario -  LA GNOSI SBAGLIATA O SPURIA - IL DIRITTO NATURALE E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA                       P. 37

Bartoli Umberto -“ALCHIMIA E MEDICINA: SECOLARI VEICOLI ANCHE DI ININTERROTTA DIVULGAZIONE GNOSTICA”.   P. 45

Borgenni E. - INFLUSSI GNOSTICI SULL’ ARTE MILITARE   P. 55

Incerpi Roberta - “EVOLUZIONISMO E CREAZIONISMO A CONFRONTO”.                                                                                P. 58

Incerpi Roberto - “ALCHIMIA E CHIMICA “.                              P. 88

Innocenti Ennio / Rafael Breide Obeid - “GNOSI PURA E GNOSI SPURIA NELLA LORO VALENZA METAFISICA E NEL LORO FINALISMO” I “RETTA E FALSA GNOSI NEL PENSIERO DI DON ENNIO INNOCENTI”.                                                           P. 104/105

Innocenti Vittoriano - “LIBERALISMO COME IDEOLOGIA DOMINANTE DELLA POLITICA MONDIALE : RADIOGRAFIA DELLA SUA ESSENZA GNOSTICA” .                                       P. 115

Composizioni di Flavio Bartolozzi - “Cantico delle creature”,
PP..   44, 54, 67,103.

Cenni biografici di Flavio Bartolozzi -                                       P . 134

Gran Sigillo della “Commissione trilaterale ”, commento di Francsco Caloi,                                                                                             P. 135

 

 

 

 

LA GNOSI SBAGLIATA O SPURIA IL DIRITTO NATURALE E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA

di  Mario Agnoli

 

Sommario - Si affronta il problema delle deviazioni giuridiche connesse al diritto positivo, diritto che si colloca in un contesto gnostico in antitesi al diritto naturale. E’ appunto questa gnosi spuria in diritto, derivante dal diritto positivo, che ha comportato la crisi della democrazia. L’autore, tuttavia, non ritiene di concludere il suo intervento unicamente sull’aspetto negativo della crisi della democrazia, ma propone la soluzione di un cammino verso l'Utopia, ispirata ai principi della gnosi giusta.

 

Abbiamo sentito don Innocenti spiegare la differenza tra gnosi pura e gnosi spuria in rapporto alla origine dell’essere mondano.

Se la realtà moderna viene dal Perfettissimo Essere Divino, essa sarà buona e orientata al bene .
Se invece essa discende dall’Indifferenziato secondo la legge del doppio contrario, allora essa è orientata a dissolversi nell’ Indifferenziato.

Se applichiamo questi principi alla realtà sociopolitica ordinata secondo il diritto , abbiamo due interpretazioni.
O  il diritto è conforme alla natura buona, che è armonica e orientata al bene sociale, allora abbiamo il diritto naturale, che riflette l’esigenza naturale dell’uomo di vivere in collaborazione sociale nel rispetto di ogni uomo tendente alla realizzazione delle sue doti.

Oppure il diritto viene dalla imposizione di una volontà prevalente sulle altre in perenne conflitto fra loro , e allora abbiamo il diritto positivo , basato sulle forze di chi lo impone.
Vediamo ora che cosa è successo nella cristianità moderna .

Lutero ha insegnato che la natura umana era corrotta, incapace di conoscere il vero e di perseguire il bene: l’ordine sociale doveva essere imposto.

Calvino ha insegnato che l’uomo soggiace alla predestinazione : la libertà era dunque diminuita .

Hobbes ha insegnato che l’uomo è lupo per l’uomo , il quale non è naturalmente sociale e fonda la società sulla base di un contratto, rinunciando alla propria autonomia .

Hoeke ha appena moderato tale visione , mantenendo l’idea della società per libero contratto. Egli parla anche di Dio e deH’immortalità dell’anima ma fideisticamente, non come verità razionale. Tutto è opinabile , anche le esigenze della natura .

E questo soggettivismo è la base della democrazia moderna, le cui leggi sono sempre frutto di libero consenso.

Tale soggettivismo è rinforzato dopo Kant, secondo il quale tutto ciò che conosciamo è prodotto da noi stessi (fenomeno) senza che possiamo conoscere la realtà in sé, sicché anche la volontà è priva di contenuti concreti, si muove nel fenomeno soggettivamente prodotto.

Queste idee sono largamente diffuse anche in ambiente cattolico, sicché possiamo dire che la concezione del diritto naturale antecedente all’età moderna ( da Cicerone a San Tommaso) è nettamente minoritaria .

Perciò la democrazia moderna non fondando razionalmente l’Autorità ( l’ordine divino), si basa nel libero consenso, sull’ opinione maggioritaria interpretata secondo opinabili criteri di rappresentanza .

I    giudici non condannano il male, bensì la violazione delle regole, che restano estranee allo spirito del condannato, nel quale è assicurato l’ordine naturale e divino.

Tuttavia nella età del Rinascimento e in quella successiva si manifestò la tendenza a considerare il problema del diritto naturale indipendentemente dalla teologia sino a pervenire a dottrine assolutamente negative .

Alcune sommesse considerazioni sulla evoluzione del pensiero filosofico, ritenute quanto meno opportune al fine del complessivo orizzonte della trattazione dell’argomento in oggetto, evidenziano : :

- le teorie di Grazio mediante le quali si ha una costruzione del suo sistema di diritto naturale basato sulla sola ragione umana, per l’appunto in termini riferiti al principio aristotelico della socievolezza intesa come naturale disposizione dell’uomo, prescindendo da Dio ( = senza base ! ).

-il pensiero di Hobbes, per cui è insita nell’uomo una natura ispirata alla guerra di tutti contro tutti, per l’appunto ius in omnia:

- le teorie di Locke, il quale sostiene che lo “ lo stato di natura” non è un presupposto di vita presociale, bensì una condizione di convivenza, nella quale gli uomini già dispongono di alcuni diritti riferiti alla libertà, alla eguaglianza , al lavoro e alla proprietà);

-il pensiero di Rousseau secondo il quale lo stato di natura deve semmai concepirsi come il regno della libertà e delle eguaglianza tra gli uomini;

Si può affermare che dopo Rousseau , la scuola giusnaturalistica è stata parzialmente rinnovata da Kant che invece sostiene che il diritto naturale si fonda esclusivamente sui valori etici e deontologici, indipendentemente dalla esperienza.

Tra le incertezze derivanti anche dal pensiero negazionista emerge quella per cui il diritto dovrebbe essere studiato unicamente come fenomeno positivo, e non anche come idea eterna.

Ciò nondimeno l’idea del diritto naturale continua ad essere sostenuta , anche nella età corrente, sia dai seguaci della filosofia scolastica quanto da altri, che, ancorché per diverse analisi critiche della conoscenza , sono pervenuti a risultati sostanzialmente conformi a quelli della filosofia perenne .

a - il diritto rimane senza fondamento razionale al di fuori del contesto naturale e si costituisce come mera forza , al punto da imporsi come tale nella sua identificazione nel diritto positivo. Ne consegue che una democrazia che fa propria questa concezione del diritto positivo rimane in balìa del potere di una parte che presiede effettivamente alla organizzazione della società, alla determinazione dei limiti sussidiari , alle regole sui divieti e le ammissioni, alla fissazione delle pene.
Occorre il riferimento a una regola “ oltre”, “ antecedente “e “ naturale Un ordine che precede quello inventato dall’uomo e che costituisce la fonte primaria per la invenzione umana

b - la crisi attuale della democrazia è radicata :

1 - nella sfiducia verso la verità riconducibile ai maestri del liberalismo ;

2 - nella inadeguatezza della rappresentanza , avuto anche riguardo di coloro che non partecipano alle votazioni per la elezione dei rappresentati :

3 -  nella esaltazione del risultato numerico ;

4nel prevalere degli indici quantitativi desunti dal basso negli istituti rivestiti di potere, anziché dalla verità , dall'ordine naturale e divino ;

5assolutamente negativo è porre a base del diritto l’homo homini lupus , anziché l’uomo naturalmente sociale orientato a una fraterna civitas, perché così il diritto è solo frutto di forza, irrazionale.

I  singoli aspetti della crisi attuale della democrazia sopra elencati richiedono un approfondimento.

 

Il liberalismo inteso come dottrina assunse la difesa e la realizzazione della libertà nel campo politico. Questa dottrina si afferma nell’età moderna , inizialmente caratterizzata dall’individualismo, e successivamente, a partire dall’ottocento, dallo statalismo. Questa seconda fase rientra nel nostro ambito critico ed è indubbiamente dovuta alla entrata in crisi del liberalismo individualistico in particolare sul punto della deviazione caratterizzata dalla restrizione delle salvaguardie a determinate categorie di cittadini appartenenti alla borghesia anziché alla totalità dei cittadini.

Il fenomeno dell’assenteismo elettorale è variamente interpretato. L’indifferenza è normalmente legata al disinteresse. Il disappunto è legato a un giudizio negativo di un “facere” irrazionale, personalizzato, inconcludente, abusivo, e così via .

Indubbiamente il numero ha efficacia statistica e, in un certo senso, espropria la qualità soggettiva.

L’osservazione critica porta a considerare i metodi di comunicazione e conoscenza basati su indicazioni schematiche finalizzate alle indicazioni fenomeniche soltanto ipotizzate. Se la considerazione risultasse unicamente preordinata alla fenomenologia dei numeri elettorali potrebbe dare luogo a eccezioni riguardanti gli aspetti costituzionali del sistema elettorale , ma nella specie non è il problema relativo al modus elettorale da prendere in considerazione, ma il significato intrinseco delle risultanze che non consentono un lettura sostanziale dei numeri.

La connessione tra i risultati elettorali e i programmi elettorali manca di riferimento alla verità, all’ordine naturale e divino.

L’ultima considerazione porta a esaminare le prevalenze del diritto positivo che non sembrano prevedere adeguate regole sulla garanzia dei diritti naturali deH’uomo, essendo appunto ispirate a criteri di rigido interesse economico nonché a prevaricazioni soggettive, ad artifici, a presunzioni morbose, a costumi facili, a inganni sottili anziché ai principi dell’amore, della fratellanza , della verità. Qui viene a mente I ‘Utopia non tanto quella dell’isola sconosciuta di Tommaso Moro, quanto quella in cui corrisponde ogni aspirazione di bene da realizzare nel futuro.

Le valutazioni filosofiche sull’ Utopia hanno, in particolare nel Novecento , subito una profonda trasformazione sino a pervenire a una sorta di antiutopia. Al riguardo Popper vi “ ha scorto una forma di assolutismo teorico destinato a tradursi in una forma di assolutismo pratico, cioè un piano di trasformazione della società che, per essere completo e radicale, tende a produrre, per sua stessa costituzione, fanatismo e violenza Ciò non toglie che alcuni filosofi continuino a pensare che la funzione permanente sia quella di creare spazio al possibile, contro ogni passiva acquiescenza allo stato presente.

In un mio recente saggio sulla utopia ho pensato ad una città dell’armonia , dove ogni libera forma di pensiero e di azione fosse retta da mirabile integrazione e l’amore prevalesse sul male.

Dove gli uomini trovassero rimedi alla loro solitudine e trovassero nelle libere istituzioni l’aggregazione umana intesa non come semplice bisogno, ma come pura esigenza diretta a favorire la partecipazione.

L’utopia è qui intesa non come rimedio alla grave contingenza, in cui è maggiore la incidenza del disordine, ma come lievito presente e diffuso in grado quindi di sostenere ogni rappresentazione sociale indipendentemente dalla presenza di possibili resistenze; I’ individuo è inteso al di fuori di una sua dimensione precostituita, per l’appunto in un ambito di libertà in funzione della razionalità condivisa.

Ma l’utopia non è, né può essere un’isola , perché nessun individuo è un’isola.

L’utopia è uno status interindividuale sorretto dalla gioia del vivere.

La scienza rivela I’ esistenza di incognite dell’essere ed in queste l’inquietudine sorprende l’individuo nel deserto della sua incertezza.

La felicità e il benessere sono aH’interno dell’utopia, ma l’utopia non è da ritenere un rimedio alla sregolatezza.

L’assemblea di uomini liberi è una risorsa dell'individuo, ove essa sia intesa come libera associazione d’individui in funzione di una scelta condivisa. L’individuo non perde in essa la sua consapevolezza, ma nutre il suo animo con il dialogo, in cui l’amore è lievito della essenzialità del bene finale.

Il   diritto naturale è dotato di regole di vita che rappresentano non un’indicazione opinabile, ma una struttura verso l’utopia. Essendo connaturato segue la natura dell’individuo e non pone problemi d’ interpretazione.

Il   diritto naturale e la dialettica permanente sono elementi necessari ed essenziali dell’utopia, in quanto armonizzano le diversità tra individui. L’utopia è un modo di vivere nel quale non trovano, né possono trovare ingresso iniziative fuorvianti sebbene ispirate a modelli dì sviluppo delle doti naturali.

La città dell’utopia non soddisfa I’ elaborazione concettuale effimera e la infatuazione, che rimangono risorse del male; essa soddisfa il bisogno di benessere dell’individuo.

La città dell’utopia è luogo di rimozione del disordine, in cui le cose sono finalizzate alla integrale crescita dell’umano.

La rappresentanza dei diritti e degli interessi è individuata aH’interno di processi in cui il dialogo è necessario al fine della ricerca della proposta pur accettabile e della individuazione dei componenti delle istituzioni pubbliche. I rappresentanti sono subordinati alla regola condivisa e durante il loro mandato non possono trarre alcun beneficio egoistico, diretto e/o indiretto, a ragione delle loro funzioni.

 

Nel caso di rappresentanti designati a fissare altre regole di azione rispetto a quelle già in vigore ,esse non potranno prescindere da queste ultime, salvo le eccezioni dovute a nuove esigenze, a condizione che risultino confortate da ampie convergenze.

Le cure spirituali e fisiche devono ispirarsi a criteri di carità, in cui l’etica, la morale e la scienza rappresentino la base operativa.

Nella città dell’utopia l’ambiente è a misura dell’uomo; in esso egli trova il rimedio alle sue inquietudini, essendo coinvolto dalla bellezza.

Il  male recato ad altri in genere comporta la sospensione della gioia di vivere, esso tuttavia trova nella giustizia, intesa come relazione di equilibrio tra fatto negativo e condizione positiva, la giusta risposta per l’appunto data dalla pena irrogata con criteri non solo utilitaristici, ma anche etici miranti, al vero bene individuale e sociale.

La conclusione porta a riconsiderare l’intero problema della gnosi spuria, del diritto naturale e della utopia intesa come modello di che discende da Dio.

L’ analisi della gnosi spuria è chiamata storia della democrazia armonica con l’ordine naturale e divino.

La gnosi retta e pura , sapienza divina e umana, verità rivelata e meditata, “ la cui conoscenza ed il cui apprendimento da parte dell’intelletto umano irrobustito dalla Fede, si va trasmettendo ed arricchendo in un continuo processo. Questa sapienza, per il nostro attuale status viatoris, confligge con quell’altra gnosi, quella spuria che, come una radice avvelenata continua ad essere piantata in mezzo al corso dei secoli, alimentando l’empietà “ ( sic Rafael Breide Obeid - nella prefazione alla Gnosi spuria - il 900 - di Ennio Innocenti ).

Il  diritto naturale, ancorché ispirato alla gnosi pura, non è tuttavia indenne dalla imperfezione del conoscere l’umano. Ma anche qui si può sempre migliorare, in specchio ed enigma. In alcuni è rinvenibile la presenza di sottili interferenze, di manovre oscure.

L’utopia mira alla gnosi perfetta, che è divina. Ricolloca l’uomo in uno stato di conoscenza retto e puro, il cui “apprendimento da parte dell’intelletto umano irrobustito dalla Fede, si va arricchendo nel continuo processo della Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero, cui Cristo ha conferito l’assistenza dello Spirito Santo fino alla fine dei tempi.”

Mario Agnoli

 

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