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PRESENTAZIONE di Mario Agnoli
La presentazione di un libro è sempre un'impresa culturale che richiede, fra l’altro, una duplice valutazione: sui contenuti e sull’interesse cognitivo che può derivarne attraverso la lettura da parte di più persone, di molte persone. Le caratteristiche del libro della scrittrice pistoiese Silvana Agostini, sono tali nelle loro evidenze da facilitarmi il compito. E’ un libro di scorrimento reale e sensoriale, nella consistenza antropologica e umanistica di una città, illustre per ogni vocazione creativa, come è Pistoia, di cui nell’anno prossimo si festeggia la benemerenza culturale in ambito nazionale, anzi, a maggior ragione, internazionale, ove si consideri il flusso intenso di stranieri, particolarmente colpiti dalle sue bellezze. Un libro alla Montaigne per gli itinerari qui ripresi con spirito di profonda conoscenza ambientale, con scelte appropriate sui luoghi del vivere e del sapere. Senza ambizioni sinottiche, preme altresì evidenziare alcune esemplificazioni tratte dal libro e comprese in alcune parole chiave; perché Silvana ha il senso profondo della parola, rimane tale anche nel segno, neH’algoritmo spirituale: invenzione, amore, bellezza. E’ pura invenzione l’elaborazione grafica del libro: nel formato, nelle integrazioni strutturali delle immagini e del testo, nel suo insieme: compito, elegante e coordinato. All’esterno, in copertina "Ilgiudizio universale di Giovanni di Marco detto dal Ponte "(presumibile) in Duomo; sul frontespizio: particolare da un affresco su una volta della Chiesa del Tau e in quarta di copertina il pozzo della Sala dove La piazza è specchio e anima della città dove tutto è avvenuto e continua ad avvenire. Quasi un tessuto in cui trama e ordito, sono le case, le chiese, gli alberi. Ma anche la storia e le storie, suoni, sensazioni, ma anche odori e sapori. Mondi da riscoprire in tutte le sue sfaccettature e su cui far sopravvivere un futuro generazionale. Ormai le nuove generazioni, oggi frettolosi abitanti catapultati dai inedia su un intero universo, stanno perdendo il gusto dell 'abitare ma soprattutto il gusto di sapere dove abitano e chi prima di loro vi ha abitato. Scoprire le proprie origini, riappropriarsi di tempi e storie è come contribuire a riportare in vita l'ANIMA della città. La storia ha i suoi tempi, nm di sicuro è l ’uomo che da sempre ne scandisce i destini". Ed è appunto la Piazza che entra in un contesto di evidenza primaria: la piazza come "un abbraccio un catino aperto alla luce; la piazza in forma di cortile; la piazza denudata; la piazza che è un poema; la piazza delle tre chiese; la piazza delle dolci “corone": L'"anima" grande della città; il salotto delle “cibarie’’; il salottino del “piacere”; Cavalli&Cavalieri. In questo cammino di Pistoia, la Piazza non è un punto fisico in cui affiora l’inerzia, ma è la sede dei fermenti popolari, del dialogo sulle cose del vivere sociale e sulla esaltazione della bellezza. Un cammino che inizia con l’"abbraccio" e finisce con "cavalli e cavalieri" che si illuminano d’infinito, senza tregua e senza tempo.
E’ amore, lo si sente in un “lembo di memoria” nel Pantheon “... E
allora l’emozione prevale sulla rabbia e mi intenerisce il cuore.
Lassù, sul soffitto, angeli eterei svolazzano tenendo per mano un
lungo biscione di alloro. E ' una danza muliebre che forse nel suo
significato iniziale voleva intrecciare il divino al terreno. "
(pagina li).
Nel grande poema di terracotta “Oggi anche il cielo è pieno di
nuvole bianche e anch ’esse sembrano vele muliebri vaganti in uno
spazio azzurro, come l'azzurro che domina sul fregio” Nel museo del ricamo “£ la pratica del ricamo soppiantò quella delle trecciaiole della paglia. Era, quella, l ’epoca del corredo ricamato: biancheria personale (sottovesti, fazzoletti, camice da notte...)... La complessità del ricamo ne accresceva il pregio e il possesso ne sottolineava il livello sociale... un 'artefatta difili, di punti sempre più complicati, di pazienza, di creatività, di determinazione “ ( pagine 64 e 65) Nella piazza del Duomo “Per scoprire la vera essenza di una città, si dovrebbe scrutarla dall 'atto. Per coglierne le linee, le storie, le memorie, i silenzi, l'ANIMA, appunto. E a Pistoia basta salire i 265 scalini del campanile di piazza del Duomo per farlo. Da lassù lo sguardo si perderà fra i tetti per scendere nei tratti. Le viuzze sembreranno la trama e l'ordito di un pregiato tessuto.." (pagina 69). Per Silvana l’amore è il significante della sua parola che muove le stelle della sua anima anche in questa sua opera in cui è presente in alto grado l’aspetto dialettico della partecipazione. E’ bellezza nelle immagini fotografiche dove l’autrice coglie il bello nell’attimo fuggente, senza scorrimenti, piegature proprio nel punto giusto, con i rilievi marginali che entrano nel gioco strutturale della centralità. La bellezza delle cose fruibili assume nell’universo delPautrice un aspetto trascendentale, quasi metafisico, appunto per le sensazioni che è dato cogliere. Dunque un libro originale, ineccepibile nei risvolti storici, meraviglioso nel ridare vita ai personaggi che in diversi ambiti del sapere hanno dato lustro a questa città, che non si finisce mai di amare e in cui piace vivere.
Piazza del Carmine: un poema
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