Homepage
don Negroni

Mons. Franco Negroni

COMMEMORAZIONI / COMUNICATI STAMPA

 

 

 

UNILIT Sez. Urbino
10-05-2017

Il nuovo amico
25-01-2009

Accademia Raffaello Urbino
2009

Unilit - Sergio Pretelli, 2009

Sindaco di Urbino, 2009

Parocchiani di Pieve del Colle

A. Sparaventi 2009

 

INIZIO PAGINA

 

 

TESTIMONI DEL NOVECENTO: DON FRANCO NEGRONI

UINILIT / ACLI URBINO / 10 MAGGIO 2017 ORE 16,30

UNILIT Università Libera Itinerante Collegata all’Università di Urbino Carlo

Bo / Circolo Acli-Centro Universitario. Programma 2016/17

DON FRANCO NEGRONI (30 ottobre 1926 / 16 gennaio 2009) )
Nella storia degli uomini e delle istituzioni

 

Saluto. Sergio Pretelli. Don Negroni e le attività didattiche dell’Unilit.

Gastone Mosci (coordinatore) Don Franco Negroni Premio Frontino

Montefeltro nel 1993.

Giuseppina Paolucci. Quando don Negroni studiava nell’Archivio di Statodi Urbino

Raimondo Rossi. Don Franco amico di don Corrado Leonardi, due allievi di don Enrico Rossi.

Sabina Galavotti. Don Franco nel paradiso di Pieve del Colle.

Michele Gianotti. Foto e immagini della Pro Urbino per don Franco.

Luigi Bravi e Don Eugenio Gregoratto. Don Franco Negroni maestro dell’Archivio Diocesano

Giuseppe Cucco. La collaborazione nel Duomo di Urbino.

Don Agostino Venturi. La spiritualità di don Franco. Un ricordo.

Oliviero Luslini. Don Franco mio professore di religione all’ITI.

 

 

 

25 Gennaio 2009

LA LITURGIA FUNEBRE IN CATTEDRALE

L’ULTIMO SALUTO A MONS. FRANCO NEGRONI

 

URBINO-Straordinaria partecipazione di fedeli provenienti da tutta l’Archidiocesi tanto da riempire la pur ampia Cattedrale, per l'estremo saluto al canonico Franco Negroni. E' stato il segno, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come una persona sia pure così schiva, parca, misurata, essenziale, che si poneva in punta di piedi, abbia saputo andare in profondità, toccando il cuore di tante persone, tra cui molti giovani, il Vicario generale, Mons. Sandro De Angeli, alla presenza di tutti i sacerdoti dell'Arcidrocesi, ha presieduto il rito funebre, occupando lo scranno che nor­malmente domenica dopo domenica, già da molti anni, sia per la celebrazione eucaristica, che per i vespri, era autorevol­mente occupato da don Franco. "Al centro della Parola liturgica odierna, ha detto il Vicario generale, c’è Dio che interviene nella storia degli uomini e li provoca, chia­mandoli e chiedendo loro di mettere la vita a sua disposizione Questa Parola, ci invita a leggere la vita di don Franco come storia di risposta ad una chiamata. Don Franco ha risposto al Signore, con gioiosa prontezza e totale abnegazione E' stato servitore del Signore, nel suo lungo ministero sacerdotale prima come parroco a Pieve del Colle, poi come Padre spirituale in Seminario, poi quale insegnante di religione all'Itis. E' stato fedele servitore del Signore nella Cattedrale, per chi voleva aprire il proprio cuore: disponibile nell’ascolto, prodigo nel coniglio ed attento e felice nell'assolvere. E’ stato grande storico, impegnato nel capire dai documenti, i segreti e le trasformazioni della città di Urbino; storico di tanta parte di questo nostro territorio, nel tentativo di rendere sempre più chiare le trame che hanno costituito il suo vissuto e di rendere evidente la fede di questa terra, di cui cercava, con passione e perizia, di raccontare un passato che si potesse aprire ad un futuro ancora ricco. E’ stato servitore del Signore nel suo essere prete, senza compromessi. Attraverso quella talare nera che ha sempre voluto indossare, voleva rendere ancora più evidente quella identità di prete che era il dono ricevuto dal Signore, per il quale era più grato e che, costituiva l’impegno accolto che voleva vivere con la maggiore fedeltà possibile, per tutta la vita”.

La parola di Dio odierna, ha continuato il Vicario, ci dice che i primi discepoli del Signore, quel giorno, si fermarono presso di Lui.  Per don Franco, “quel giorno” di sosta, presso il Signore, è stata tutta la su vita e “quel giorno” continua ora nell’Eternità.

Abbiamo perso un grande prete?  No, non lo abbiamo perso. Restano la sua testimonianza, i suoi insegnamenti, i suoi incontri, i suoi libri. 

Le autorità, il Sindaco Franco Corbucci, il vice-Sindaco Lino Mechelli, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Franzè, l’assessore provinciale Massimo Galluzzi e tutta l’assemblea hanno ascoltato, commosse e attonite le parole del Vicario e si sono lasciate coinvolgere dai canti del Coro del Duomo, accompagnate dal giovane M° Veneri, all’organo.  Al termine, al canto “In Paradisum perducant te angeli”, la bara di don Franco è stata portata a spalla da sei sacerdoti, fino in fondo alla scalinata della Cattedrale, per poi proseguire al cimitero di San Bernardino, per essere sepolto sulla nuda terra.

Giuseppe Magnanelli

 

 

 

INIZIO PAGINA

 

 

IL CORDOGLIO DELL'ACCADEMIA RAFFAELLO

 

 


La scomparsa del canonico monsignor Franco Negroni ha profondamente colpito la comunità urbinate e diocesana come raramente accade. La sua figura di sacerdote, storico, insegnante è stata rievocata in maniera molto sentita da istituzioni ed associazioni cui ha sempre offerto generosamente la propria collaborazione.

Ne pubblichiamo le più significative.
A nome e per conto del Presidente dell'Accademia Raffaello, del Consiglio Direttivo e di tutti gli accademici di Urbino e del territorio provinciale, presento le più vive condoglianze ai parenti di Mons. Franco Negroni, all'eccellentissimo Arcivescovo e al Venerabile Clero Arcidiocesano dando assicurazione che tutta l'Accademia Raffaello, partecipa con struggente cordoglio al dolore di tutta la Comunità urbinate, per l'improvvisa, inimmaginabile scomparsa del carissimo don Franco.
Per le sue straordinarie doti di studioso dal 12 aprile del 1973 fu chiamato a far parte dell'Accademia, nella quale Egli ha ricoperto la carica di Consigliere, contribuendo, con infaticabile dedizione e con la Sua profonda cultura ad incrementare le più apprezzate attività e le più stimate iniziative del nostro insigne Sodalizio.

Urbino ha perso con Lui, la memoria storica vivente per le strade della città e operante tra la gente, ha smarrito l'interprete entusiasta delle patrie memorie, trattate sempre con larghezza di vedute, al di sopra delle divisioni faziose e al di fuori di ogni spirito municipalistico.

Pertanto, l'Accademia Raffaello, nell'esprimere sentita riconoscenza alla Sua indimenticabile figura di pio sacerdote, di studioso rigoroso e di appassionato ricercatore di notizie archivistiche, s'inchina con sconsolata mestizia dinanzi alle spoglie mortali di un Socio tanto indimenticabile, tanto insostituibile, e, pur non essendo Egli urbinate di nascita, tanto profondamente attaccato ed affezionato ad Urbino.

Il Segretario Luciano Ceccarelli


 

 

INIZIO PAGINA

 

 

 

 

 

 

Il nuovo 25 Gennaio 2009

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI URBINO

Un collaboratore prezioso

 

L’improvvisa scomparsa di Monsignor Franco Negroni mi ha addolorato profondamente. Ho registrato lo stesso sincero cordoglio presso i componenti dell'Amministrazione comunale e in città. Tutti ricordano le grandi doti umane del sacerdote e altrettanto vividamente tutti conoscevano la competenza» la passione e la dedizione con cui monsignor Negroni studiava la storia locale. La sue ricerche d'archivio erano pazienti, scrupolose e portavano sempre a risultati utili per incrementare la conoscenza delle vicende, delle trasformazioni urbanistiche e delle evoluzioni della nostra città. I suoi libri e gli scritti vari rimangono un punto di riferimento autorevole per tutti coloro che si interessano agli aspetti storici di Urbino.

Nel corso degli anni Monsignor Negroni aveva continuativamente collaborato con l’Amministrazione comunale di Urbino, dimostrando una gentile e immancabile disponibilità. Ogni volta che si aveva la necessità di un parere 'da storico’ avere un contributo durante una conferenza o di attingere a un'opinione ben ponderata nel ricostruire l'evoluzione di alcuni dei palazzi nobili della città la voce di Franco Negroni era sempre puntuale e particolarmente ascoltata. Mi fa piacere ricordare il suo ultimo apporta il riferimento più antico, documentabile, di come era Piazza Duca Federico. Era stato proprio Monsi­gnor Negroni a fornire alla Commissione guidata dal professor Antonio Paolucci tutti i riferimenti d'archivio per dimostrare che la pavimentazione di quel largo spazio presente in uno dei punti più delicati del centro storico, era anticamente del tut­to simile alla pavimentazione che tuttora vediamo nei Cortile d'Onore del Palazzo Ducale. Oggi i lavori in Piazza Duca Fe­derico stanno procedendo proprio sulla base di quell'antico riferimento.

Sentiremo tutti la mancanza di un personaggio così discreto, autorevole e sinceramente legato alla città

Franco Corbucci     Sindaco di Urbino

 

 

INIZIO PAGINA

 

 

il nuovo   1 febbario 2009

DON FRANCO NEGRONI, RICERCATORE
E MAESTRO AL SERVIZIO DELLA CULTURA
   

 

URBINO - Veniva dalla scuola di don Enrico Rossi, parroco urbaniese con il culto delle memorie storiche del proprio territorio. Da conservare bene per trasmetterle alle generazioni future. Come don Corrado Leonardi, allievo e collaboratore di don Rossi anche don Franco era convinto di poter medio svolgere la sua azione pastorale, conoscendo a fondo l'attività dei suoi predecessori, specie di quelli che avevano lasciato grandi e piccoli segni nel campo della cultura e delle opere.

Ricercatore, ma prima di tutto prete ed educatore. Aveva insegnato a lungo nelle scuole. E non si sottrasse quando fu invitato a portare il segno e il senso delle sue ricerche nell'Università della Terza Età di Urbino. Correva l'anno accademico 1990-91, l'Unilit era al suo terzo anno. Il comune denominatore, tra gli iscritti, non era il titolo di studio, ma l'esperienza di vita. A don Franco piaceva questa impostazione e questa esperienza nuova di scuola volta a rare della persona anziana, un riferimento valoriale per dare significato al vivere non solo degli adulti, ma attraverso loro anche dei giovani. E quando gli fu riferito di un sondaggio nazionale che, nelle Università degli adulti, la più alta preferenza degli iscritti (74,3%) era rivolta allo studio del proprio ambiente, se ne compiacque. La scuola, diceva, deve approfondire il modo di vivere per rendere più umana la società. Specie nella società pluralista di oggi, ove bisogna conoscere bene la propria storia per andare attrezzati al confronto con le altre culture.

E nelle nostre aule, prima a Magistero e poi al Centro Universitario Acli, don Franco per undici anni, fino all'Anno Accademico 2001-2002, ha parlato della storia locale, con un linguaggio semplice ma di grande attrazione perché forniva dettagli inediti e non conosciuti da alcuno, frutto delle sue correnti indagini archivistiche. Era un paleografo fine. Nessuno in loco sapeva decifrare caratteri e scritture come lui. Era un punto di riferimento per i do­centi universitari e per gli studiosi. Spesso, quello che ha pubblicato, i nostri studenti l'hanno sentito in anteprima. Lo stesso Rettore Carlo Bo chiedeva "Cosa ha detto ieri a lezione don Negroni?"

La stima del Rettore verso don Negroni era altissima. La giuria del Premio Nazionale "Frontino Montefeltro" presieduta da Bo, all'unanimità l'ha premiato due volte, per la saggistica marchigiana. Nel 1984 per il libro sul Museo. Albani (scritto con Giuseppe Cucco) e nel 1993 con Il Duomo di Urbino, considerato il suo capolavoro.

L'Unilit ricorda con gioia don Franco Negroni per la sua opera e per il suo insegnamento di partire dalla vita e attraverso le opere e le testimonianze, ritornare alla vita per valorizzare le grandi opere dell'uomo e del creato.

Sergio Pretelli

 
 

INIZIO PAGINA

 

Il nuovo 25 Gennaio 2009

Testimonianza

 

La comunità di Pieve del Colle dove don Negroni ha fatto la sua prima esperienza di sacerdote non ha mai dimenticato il suo parroco nono­stante sia trascorso oltre mezzo secolo. Questa la sua testimonianza. Tutta la comunità di Pieve del Colle si stringe al dolore di Anna, per la perdita del fratello sacerdote. Caro don Franco, quando conoscesti il Signore, ti donò diversi talenti, ma la tua mitezza cerca­va di nasconderli. Però quella di avere una memoria di ferro, che oggi chiame­remmo computer, veniva riconosciuta da tutti, oltre a quella della vocazione sacerdotale portata avanti con grande fede e perseveranza. La tua prima par­rocchia è stata proprio Pieve del Colle e la tua permanenza ha lasciato un segno cristiano indimenticabile. Tutti ti ricordiamo e quel seme che gettasti in quella terra continua a germogliare anche oggi. Ti abbiamo avuto tra noi nel 2005, per la venuta della Madonna del Giro, a te molto cara ed in quella occasione, hai proclamato con forza, la devozione a Maria per arrivare a Gesù. Questo tuo invito fu accolto con fervo­re ed oggi, grazie a copiose preghiere, siamo diventati il gruppo eucaristico mariano.

Grazie don Franco, il Signore ti benedica.

I tuoi parrocchiani

 
 

INIZIO PAGINA

 

 

Il Nuovo  8 febbraio 2009

Urbino Urbania Sant'Angelo in Vado

RICORDO DI DON FRANCO NEGRONI IN OCCASIONE DELLA TRIGESIMA

Colonna della chiesa urbinate

URBINO. "Transit gloria mundi" non esiste brocardo latino, per un latinista di spesso­re quale era Don Franco, che descriva l'es­senziale della sua personalità di uomo e religioso. Scrivo queste riflessioni, non per un'assidua frequentazione di Don Franco, ma per un debito di riconoscenza verso la sua persona come un qualsiasi urbinate. L'ho conosciuto fin da piccolo davanti al Sa­grato del Duomo dove noi ragazzini vivaci e scavezzacolli organizzavamo i nostri giochi fica il Palazzo Ducale e la Cattedrale, c erano Giorgio, Giorgino, Peppe, Ermanno, Loren­zo, Marco ed io mi ricordo che ci guardava sorridendo sul Sagrato del Duomo come un padre e il suo sguardo aveva qualcosa che richiamava ad un di più, a quel destino di felicità per il quale noi siamo fatti ed alla responsabilità conseguente.

Don Franco non era una persona che face­va sconti sulla vita ma la rilanciava con tut­te le sue esigenze; quello che colpiva di lui era quel suo incedere svelto e agile di chi sa che il tempo ci è donato e non va sprecato; la sua veste talare segno della sua identità di sacerdote non era una "diminutio" ma al contrario l'esplosione dell'umano. Successivamente quando lo incontravo da adulto e mi fermavo a parlare con lui ti colpiva la sua intelligenza pronta ed agile accompa­gnata da una grande cultura.

Si può dire con certezza che se le priorità di Don Franco nella vita non fossero state la sua scelta religiosa e la cura delle anime, egli si sarebbe affermato fin da giovane come studioso di livello internazionale. A lui si adatta una canzone medievale canta­ta dai cavalieri quando andavano in batta­glia la quale riassume la sua spiritualità di combattente per la fede: "Non nobis Domi­ne, non nobis, sed nomini tuo da gloriam" (Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria). Ma Dio, che al contrario degli uomini non è geloso dei doni che af­fida alle sue creature, gli ha permesso nel tempo quel riconoscimento di studioso a livello internazionale che si meritava.

Un altro particolare, che mi ha sempre in­curiosito di lui, era la partecipazione alla messa serale nella Chiesa di San Francesco. Lo vedevi nelle ultime panche in mezzo al suo popolo come un qualsiasi fedele met­tere l'elemosina nella questua. Io credo che per lui il suo nome era un segno che Dio gli aveva dato e fai riviveva su di la grande consegna francescana. In quella chiesa egli domandava misericordia e aiuto per tutte quelle situazioni cui il suo cuore padre e pastore era venuto a conoscere.

Si, fa possiamo dire con certezza: Don Franco è stato una delle colonne che ha sorretto la Chiesa Urbinate in questo periodo perché noi avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza.

Alfredo Sparaventi,
ex parrocchiano del Duomo di
Urbino