COMMEMORAZIONI / COMUNICATI STAMPA
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Accademia Raffaello Urbino Unilit - Sergio Pretelli, 2009 Parocchiani di Pieve del Colle
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IL CORDOGLIO DELL'ACCADEMIA RAFFAELLO
Ne pubblichiamo le più significative. Urbino ha perso con Lui, la memoria storica vivente per le strade della città e operante tra la gente, ha smarrito l'interprete entusiasta delle patrie memorie, trattate sempre con larghezza di vedute, al di sopra delle divisioni faziose e al di fuori di ogni spirito municipalistico. Pertanto, l'Accademia Raffaello, nell'esprimere sentita riconoscenza alla Sua indimenticabile figura di pio sacerdote, di studioso rigoroso e di appassionato ricercatore di notizie archivistiche, s'inchina con sconsolata mestizia dinanzi alle spoglie mortali di un Socio tanto indimenticabile, tanto insostituibile, e, pur non essendo Egli urbinate di nascita, tanto profondamente attaccato ed affezionato ad Urbino. Il Segretario Luciano Ceccarelli
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L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI URBINO Un collaboratore prezioso
L’improvvisa scomparsa di Monsignor Franco Negroni mi ha addolorato profondamente. Ho registrato lo stesso sincero cordoglio presso i componenti dell'Amministrazione comunale e in città. Tutti ricordano le grandi doti umane del sacerdote e altrettanto vividamente tutti conoscevano la competenza» la passione e la dedizione con cui monsignor Negroni studiava la storia locale. La sue ricerche d'archivio erano pazienti, scrupolose e portavano sempre a risultati utili per incrementare la conoscenza delle vicende, delle trasformazioni urbanistiche e delle evoluzioni della nostra città. I suoi libri e gli scritti vari rimangono un punto di riferimento autorevole per tutti coloro che si interessano agli aspetti storici di Urbino. Nel corso degli anni Monsignor Negroni aveva continuativamente collaborato con l’Amministrazione comunale di Urbino, dimostrando una gentile e immancabile disponibilità. Ogni volta che si aveva la necessità di un parere 'da storico’ avere un contributo durante una conferenza o di attingere a un'opinione ben ponderata nel ricostruire l'evoluzione di alcuni dei palazzi nobili della città la voce di Franco Negroni era sempre puntuale e particolarmente ascoltata. Mi fa piacere ricordare il suo ultimo apporta il riferimento più antico, documentabile, di come era Piazza Duca Federico. Era stato proprio Monsignor Negroni a fornire alla Commissione guidata dal professor Antonio Paolucci tutti i riferimenti d'archivio per dimostrare che la pavimentazione di quel largo spazio presente in uno dei punti più delicati del centro storico, era anticamente del tutto simile alla pavimentazione che tuttora vediamo nei Cortile d'Onore del Palazzo Ducale. Oggi i lavori in Piazza Duca Federico stanno procedendo proprio sulla base di quell'antico riferimento. Sentiremo tutti la mancanza di un personaggio così discreto, autorevole e sinceramente legato alla città Franco Corbucci Sindaco di Urbino
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DON FRANCO NEGRONI, RICERCATORE
URBINO - Veniva dalla scuola di don Enrico Rossi, parroco urbaniese con il culto delle memorie storiche del proprio territorio. Da conservare bene per trasmetterle alle generazioni future. Come don Corrado Leonardi, allievo e collaboratore di don Rossi anche don Franco era convinto di poter medio svolgere la sua azione pastorale, conoscendo a fondo l'attività dei suoi predecessori, specie di quelli che avevano lasciato grandi e piccoli segni nel campo della cultura e delle opere. Ricercatore, ma prima di tutto prete ed educatore. Aveva insegnato a lungo nelle scuole. E non si sottrasse quando fu invitato a portare il segno e il senso delle sue ricerche nell'Università della Terza Età di Urbino. Correva l'anno accademico 1990-91, l'Unilit era al suo terzo anno. Il comune denominatore, tra gli iscritti, non era il titolo di studio, ma l'esperienza di vita. A don Franco piaceva questa impostazione e questa esperienza nuova di scuola volta a rare della persona anziana, un riferimento valoriale per dare significato al vivere non solo degli adulti, ma attraverso loro anche dei giovani. E quando gli fu riferito di un sondaggio nazionale che, nelle Università degli adulti, la più alta preferenza degli iscritti (74,3%) era rivolta allo studio del proprio ambiente, se ne compiacque. La scuola, diceva, deve approfondire il modo di vivere per rendere più umana la società. Specie nella società pluralista di oggi, ove bisogna conoscere bene la propria storia per andare attrezzati al confronto con le altre culture. E nelle nostre aule, prima a Magistero e poi al Centro Universitario Acli, don Franco per undici anni, fino all'Anno Accademico 2001-2002, ha parlato della storia locale, con un linguaggio semplice ma di grande attrazione perché forniva dettagli inediti e non conosciuti da alcuno, frutto delle sue correnti indagini archivistiche. Era un paleografo fine. Nessuno in loco sapeva decifrare caratteri e scritture come lui. Era un punto di riferimento per i docenti universitari e per gli studiosi. Spesso, quello che ha pubblicato, i nostri studenti l'hanno sentito in anteprima. Lo stesso Rettore Carlo Bo chiedeva "Cosa ha detto ieri a lezione don Negroni?" La stima del Rettore verso don Negroni era altissima. La giuria del Premio Nazionale "Frontino Montefeltro" presieduta da Bo, all'unanimità l'ha premiato due volte, per la saggistica marchigiana. Nel 1984 per il libro sul Museo. Albani (scritto con Giuseppe Cucco) e nel 1993 con Il Duomo di Urbino, considerato il suo capolavoro. L'Unilit ricorda con gioia don Franco Negroni per la sua opera e per il suo insegnamento di partire dalla vita e attraverso le opere e le testimonianze, ritornare alla vita per valorizzare le grandi opere dell'uomo e del creato. Sergio Pretelli |
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Testimonianza
La comunità di Pieve del Colle dove don Negroni ha fatto la sua prima esperienza di sacerdote non ha mai dimenticato il suo parroco nonostante sia trascorso oltre mezzo secolo. Questa la sua testimonianza. Tutta la comunità di Pieve del Colle si stringe al dolore di Anna, per la perdita del fratello sacerdote. Caro don Franco, quando conoscesti il Signore, ti donò diversi talenti, ma la tua mitezza cercava di nasconderli. Però quella di avere una memoria di ferro, che oggi chiameremmo computer, veniva riconosciuta da tutti, oltre a quella della vocazione sacerdotale portata avanti con grande fede e perseveranza. La tua prima parrocchia è stata proprio Pieve del Colle e la tua permanenza ha lasciato un segno cristiano indimenticabile. Tutti ti ricordiamo e quel seme che gettasti in quella terra continua a germogliare anche oggi. Ti abbiamo avuto tra noi nel 2005, per la venuta della Madonna del Giro, a te molto cara ed in quella occasione, hai proclamato con forza, la devozione a Maria per arrivare a Gesù. Questo tuo invito fu accolto con fervore ed oggi, grazie a copiose preghiere, siamo diventati il gruppo eucaristico mariano. Grazie don Franco, il Signore ti benedica. I tuoi parrocchiani |
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Il Nuovo 8 febbraio 2009 Urbino Urbania Sant'Angelo in Vado RICORDO DI DON FRANCO NEGRONI IN OCCASIONE DELLA TRIGESIMA Colonna della chiesa urbinate URBINO. "Transit gloria mundi" non esiste brocardo latino, per un latinista di spessore quale era Don Franco, che descriva l'essenziale della sua personalità di uomo e religioso. Scrivo queste riflessioni, non per un'assidua frequentazione di Don Franco, ma per un debito di riconoscenza verso la sua persona come un qualsiasi urbinate. L'ho conosciuto fin da piccolo davanti al Sagrato del Duomo dove noi ragazzini vivaci e scavezzacolli organizzavamo i nostri giochi fica il Palazzo Ducale e la Cattedrale, c erano Giorgio, Giorgino, Peppe, Ermanno, Lorenzo, Marco ed io mi ricordo che ci guardava sorridendo sul Sagrato del Duomo come un padre e il suo sguardo aveva qualcosa che richiamava ad un di più, a quel destino di felicità per il quale noi siamo fatti ed alla responsabilità conseguente. Don Franco non era una persona che faceva sconti sulla vita ma la rilanciava con tutte le sue esigenze; quello che colpiva di lui era quel suo incedere svelto e agile di chi sa che il tempo ci è donato e non va sprecato; la sua veste talare segno della sua identità di sacerdote non era una "diminutio" ma al contrario l'esplosione dell'umano. Successivamente quando lo incontravo da adulto e mi fermavo a parlare con lui ti colpiva la sua intelligenza pronta ed agile accompagnata da una grande cultura. Si può dire con certezza che se le priorità di Don Franco nella vita non fossero state la sua scelta religiosa e la cura delle anime, egli si sarebbe affermato fin da giovane come studioso di livello internazionale. A lui si adatta una canzone medievale cantata dai cavalieri quando andavano in battaglia la quale riassume la sua spiritualità di combattente per la fede: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam" (Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria). Ma Dio, che al contrario degli uomini non è geloso dei doni che affida alle sue creature, gli ha permesso nel tempo quel riconoscimento di studioso a livello internazionale che si meritava. Un altro particolare, che mi ha sempre incuriosito di lui, era la partecipazione alla messa serale nella Chiesa di San Francesco. Lo vedevi nelle ultime panche in mezzo al suo popolo come un qualsiasi fedele mettere l'elemosina nella questua. Io credo che per lui il suo nome era un segno che Dio gli aveva dato e fai riviveva su di sé la grande consegna francescana. In quella chiesa egli domandava misericordia e aiuto per tutte quelle situazioni cui il suo cuore dì padre e pastore era venuto a conoscere. Si, fa possiamo dire con certezza: Don Franco è stato una delle colonne che ha sorretto la Chiesa Urbinate in questo periodo perché noi avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza.
Alfredo Sparaventi,
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