Alfredo Zampolini: La mi' cità |
I disegni in copertina e nel testo sono di Marcello Della Valle, della Scuola del Libro di Urbino.
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IV di copertina |
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PREFAZIONE DELL'AUTORE
Le poesie in dialetto urbinate della presente raccolta sono state scritte nell'arco dell'ultimo decennio, che corrisponde al primo della mia attività di poeta. Tuttavia nessuna di esse è apparsa nei cinque libri antologici de I Quattre Vent, che nello stesso periodo, a cura della Associazione dialettale di Urbino, sono usciti con una parte della mia produzione. Poesie inedite, dunque?
In verità, è da dire che queste nuove poesie non sono del tutto
sconosciute. Anni addietro e anche recentemente alcune di esse hanno
trovato spazio in due periodici provinciali e qualcun'altra è stata
da me distribuita, per il piacere di farlo, ad amici ed estimatori.
Ma tutte queste poesie hanno poi subito qualche aggiunta o qualche
ritocco, così che a molti sembreranno nuove. C'è comunque nella
raccolta un nucleo consistente di composizioni inedite. Quelle stesse persone che ascoltavano entusiaste le poesie di autori urbinati, da me lette durante le trasmissioni di Radio Urbino Montefeltro, rimanevano male davanti al testo scritto delle medesime poesie. Mi sono detto allora che il disagio del lettore sarebbe aumentato se le poesie fossero capitate in mano a persone di acculturazione dialet¬tale diversa. D'altra parte, a riprova di tale disorientamento, debbo ricordare ciò che è successo a me di fronte a
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Alfredo Zampolini: La mi' cità |
La mi' Cità Dalla raccolta "La mi Cità" - Alfredo Zampolini - Arte Tipografica V. Sartini, Urbino, 1989
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O mi cità te sprofondi da tutt le part, dal Mont e da S. Pol, da Lavaggin e da Valbona, e po' artorni cuntenta in piassa a prenda el sol; in piassa, tra i portic e i palass, tun cla serra vecchia ch' te protegg dal vent e dal fredd, da l'acqua e dal gel: è un post, o mi cità, dov en c'è malincunia.
In alt, in tla Fortessa, se spalanca la porta del ciel, fresca e legera è l'aria e volen gli aquilon; scendend i tett gió gió fin a Valbona, fin a lisciè i madon del gran Palass del duca e la chiesa del Dom.
Festos èn le tu strad el giorne de San Crescentin, sa la gent ch' se saluta e 'l campanon che sona; va 'l Sant in procesion sa i vestit lucicant e la su bella piuma. Guerier gentil, passa trionfant tra la gent che se segna, guardand avanti fiss sa'l musin d'un burdlin.
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Te guard da la Cesana, te guard da i Capucin, se' bella, o mi cità! Le cas scendend fin a i torion, spunten i campanil, arluc' el gran Palass. Le mura te girne intorne e vegghien le tu' nott.
O mi cità, se' cnosciuta per i tu' monument, se' cnosciuta per el tu' Rafaell, mo belle èn le scalett sa i scoriman de ferr e qualch cepp d'erba murella, bei èn i vigulin sa i cocc de gerani in tle finestre e l'ombra che scend fin a i purton.
O mi cità, ti tu grepp batut dal vent le viole fiurischen a mucchia, el rusignol canta e colora de ross i camp el papaver. In sti grepp, vecchia cità, passa la nostra vita.
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Alfredo Zampolini: La mi' cità |
L'AQUILON
GRICITT |
LA
PINETA DE LORET |
Alfredo Zampolini: La mi' cità |