Il periodo che
intercorre tra il 2007 ed il 2012 segna una decisiva metamorfosi che sento di
voler definire, come un prezioso passaggio, dallo specchio al velo.
In queste due figure, dal forte valore simbolico, si evince lo slittamento di
senso che è avvenuto all'interno della mia poetica. Gli inizi sono stati
caratterizzati da una riflessione ripiegata su se stessa, claustrofobica e
narcisistica, in cui l'io autocentrico assorbiva totalmente i soggetti,
intrappolandoli. La pittura ha dovuto attraversare molteplici soglie,
confrontandosi assiduamente con temi e soggetti sempre ricorrenti che però
venivano da me rivisitati alla luce di un nuovo sguardo. L'assidua riflessione operata sulla superficie pittorica ha portato ad un lungo e necessario lavoro di riduzione e sottrazione dell'immagine. Il passaggio, così avvenuto, dallo specchio alla raffigurazione dei panneggi, rappresenta un decisivo cambiamento sia dal punto di vista formale che poetico, e segna una nuova ed insperata apertura su un altrove gravido di mistero, indice di un'alterità impronunciabile, mai assimilabile. Uno sguardo, dunque, non più disincantato sul mondo e sull'immagine, ma colmo di attesa e fiducia. La superficie pittorica, ora come depurata, si abbandona ad accogliere altro e la sua pelle si fa permeabile. Nasce così, ora con maggior consapevolezza, uno sguardo desiderante. Sin dagli inizi, i soggetti, seppur chiusi e come in ostaggio, tentavano una comunicazione, e questo dialogo-colloquio è quanto avvenuto in seguito. E.F 2012 |
a Paola, sposa e custode insostituibile del mio lavoro dedico questi miei dipinti, perché è grazie a lei, ancora, se la mano dipinge con amore e ferma fiducia. E.F. |
La mia ricerca pittorica non procede lungo un unico binario lineare, ma si dipana in molteplici percorsi che, attraverso salti e ripiegamenti, si intrecciano di continuo. Motivo, questo, che mi ha portato alla soluzione formale della composizione in polittico. L'apparizione di veli e panneggi in molti dei miei lavori, dunque, non segna la scomparsa definitiva di altri soggetti, che in realtà continuano a vivere in osmosi con essi nei polittici, ma indicano un preciso momento, questo sì decisivo, della mia ricerca pittorica. Dopo la sparizione totale di qualsiasi soggetto riconoscibile, il mio sguardo si è concentrato sull'assenza. E nella contemplazione di questo vuoto ha colto una viva presenza.
La superficie ha cominciato così a farsi pelle, membrana, emanatrice di umori, tracce ed essudati. Una rivelazione oscura e sconosciuta. Nel tentativo di circoscrivere e incorniciare questo apparente vuoto, sono stato condotto ad una nuova nascita dell'immagine. Da qui, attraverso immersioni ed emersioni, l'apparire di altre figure, come diafane apparizioni dal volto sconosciuto. Un ritorno, dunque, ma dalla valenza trasfigurata.
In questo bianco, che è termine e nuovo principio, l'opera si libera, si fa soglia e respiro.
E.F. 2012
La pubblicazione delle mie opere per A libro chiuso è stato l'esito di un naturale abbraccio che la mia pittura ha incontrato con la scrittura dell'amico Leonardo Bonetti. Attraverso la sua parola poetica, che è esplorazione di quel confine dove la scrittura si specchia nelle acque dell infigurabile e dell'indicibile ho trovato, come in un gioco di specchi, sentimenti e mozioni affini. Una comune costellazione d'immagini e di senso mi rende solidale al suo percorso poetico.
Nelle riflessioni sul libro e la scrittura, ho riconosciuto una forte similarità con ciò che per me rappresenta la pittura. La sua più intima vocazione è come celata e rivelata in ogni pagina.
E.F. 2012
Ogni pagina si chiude su un silenzio, diventa varco spalancato sul sacro. Perché il libro chiuso è aperto a una voce più antica che sfida la solitudine.
Il mistero del libro chiuso è nel suo occultamento, nel silenzio infiammato che aleggia tra le sue pagine, nei suoi bianchi, nei suoi neri. Non ce nulla al di sopra, nulla al di sotto. Solo l'atto anteriore dell'essere che viene all'essere. [...]
Terra Latte Luce è un'opera che si colloca in un discorso poetico, più articolato e approfondito, già intrapreso nella realizzazione dei precedenti polittici. Questa è legata in particolar modo alle opere realizzate per^4 libro chiuso, ma l'idea in germe prendeva forma già nelle Imago, opere che contemplavano portelle laterali fisse, le quali lasciavano però intuire un certo movimento di apertura. Il sentimento essenziale, che motiva l'apertura reale di queste opere-scrigno, è connesso alla volontà di chiudere l'immagine per poterla negare e poi riaprire. Per renderla soglia e feritoia e far sì che dialoghi anche con il suo interno e non solo lungo l'asse verticale, come avviene nei polittici.
Ho sempre concepito l'opera attraverso una visione globale che non può esaurirsi nell'esposizione di una singola tavola. E la relazione tra le parti che la compongono ad essere di fondamentale importanza, poiché generatrice di nuovo ed altro senso, sempre eccedente, in un gioco continuo di rimandi.
Un suggerire, senza mai definire, per custodire il mistero senza scioglierlo.
E. F. 2012
Attrazione celeste è una definizione della poetessa Marina Cvetaeva che mi ha sedotto al primo istante.
Per molto tempo ho riflettuto sul senso di questo pensiero e l'esito è stato in un primo momento intitolare così alcune opere. A seguito di una maggior frequentazione, ho deciso di appropriarmene per dare definizione alla mia ultima personale. Questa meravigliosa espressione, intreccio trasfigurante di verticalità e movimento, incarna ampiamente il sentimento che accompagna la ricerca dell'ultimo periodo. Contrariamente al senso di sospensione orizzontale del ciclo di opere precedenti, le opere qui presentate ammettono questa vocazione e questo moto ascensionale: atto che è perpetua trasformazione, energia, luce e danza degli elementi. Attraverso un sentimento diverso e una rinnovata fiducia sono tornato a una figurazione più esplicita, la figura umana e il volto della Natura li accolgo ora con maggior consapevolezza e un senso altro di pietà, che per dirla con la Zambrano, è saper trattare con il diverso, con ciò che è radicalmente altro da noi.
Verso questa misteriosa alterità, la pittura, con discrezione, tenta un passo che possa avvicinarla e custodirla.
E.F. 2012
RIFLESSIONI |