GERMANA DUCA RUGGERI:
ORLO INVISIBILE |
Presentazione all'UNILIT di Urbino |
Prefazione di Alessandro Ramberti
Le poesie di questo libro sono storie e ballate intrise di saggezza e ironia come le favole e i racconti dei nonni. Il linguaggio è moderno e il metro è libero (anche se non è raro trovare endecasillabi). La poetica riflette gli accadimenti quotidiani e famigliari, trasmettendoci suoni, sapori, emozioni, immagini di un mondo non privo di contraddizioni tragiche e orrende
Il
Mediterraneo continua un mondo che è però al contempo "tessuto" dalla bellezza delle relazioni domestiche e sociali, dallo splendore del paesaggio e della natura tutta che spesso conosciamo, pratichiamo e apprezziamo troppo poco. La prima sezione - introdotta da una citazione di Elena Bono che fa riferimento alla strada (o meglio alle strade) che a ciascuno è dato di percorrere - si apre con una ballata ricca di assonanze e allitterazioni, Melusina, leggendario personaggio medievale capace di trasformarsi in un essere "altro" se violata, usando un termine moderno, nella sua privacy:
Lo sposo così non resiste, la spia.
La farfalla (nel mondo greco psyché, soffio, respiro, è raffigurata come un essere con ali di farfalla) è qui metafora dell'anima stessa del poeta (uomo o donna che sia). Nella poesia seguente, Il filo, Germana ci dice, con qoheletiana ironia, che
La vita fa il suo
gioco, finché dura Le immagini fioriscono sotto i nostri occhi con efficace, intensa e suggestiva semplicità, sobriamente impreziosita da raffinatezze lessicali e suggestioni visive e sonore pregnanti («la calura / fiara», in Luglio; «Sul monitor, la vita di tre mesi / ha occhi grandi, oltre i battiti / del cuore, e manine che già salutano.», Ecografia; «La terra denudata / vista da lontano / somiglia a un'anima.», Febbraio). La seconda sezione ha per esergo queste affascinanti parole di Sebastiano Vassalli: La poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole - e non può che partire dalla Lingua:
Lingua, che smuovi il pensiero
Questa sezione ci propone scene di vita, coinvolgendo spesso i nipoti, ricordando la nativa Ancona (angoli e persone), e portandoci l'odore dei cibi, i colori e le linee delle colline marchigiane frequentate e dipinte anche dal grande Piero: «Parole come soste di un cammino /(...)/ il grano spigato in aghi d'oro.» (Spazi); «Il mare era il granaio e l'estate / si nuotava fra le onde di frumento, / a stile libero, lontano dal Passetto» (Passetto)-, «accorse l'Angelo che ti salvò. / Vi videro fumare assorti la stessa / sigaretta, spalle alla ringhiera.» (Labili orme)-, «Resta la linea d'ombra / della commozione. / Lo sguardo non distingue altro.» (Linea d'ombra); «La cupola del crepuscolo / si incurva sulla città / sospingendo adagio la sera.» {Giugno). La terza sezione è introdotta da una citazione di Alda Merini che invita a contentarsi dell'umile presente da cui nasce la polvere magica del pensiero: «Non si può dilatare a piacimento / l'istante migliore.» (L'istante migliore); «Luci scolorano in ombre su soglie / di selve, vigne appartate, case.» (Via San Giovanni in Ghiaiolo); «Che si può udire nello scricchio / di un'imposta o di un'anta / (...)// Non è niente, riproviamo a dormire... / A occhi aperti, sulla terra scoperchiata / del cuore. Come loro, non più a casa.» (Vite nascoste). Ammalianti gli haiku che compongono D'inverno, ne selezioniamo un paio: «Entra il cielo / da finestre aperte. / Mangia pareti. // Trasforma il resto / - la casa è sorpresa - / in paesaggio.» Germana Duca sa penetrare con la lama impalpabile ma affilatissima dei suoi versi lo spessore profondo e misterioso del nostro essere-in-relazione, del nostro cammino che avviene al tempo stesso dentro e fuori di noi. La natura/paesaggio è un protagonista importante e fornisce alla poetessa molteplici visioni che diventano dipinti che ci assorbono: «Il sole scompare / tirandosi dietro tutti i colori» (Si fa sera); «In mezzo alle nubi appare Urbino, / piatto colmo di terra e pinnacoli, / (...)// la crosta di tegole vive per sé» (Ottobre). Benedire la vita è un titolo e un impegno: ci conosciamo facendo tratti di strada assieme a chi incontriamo lungo il cammino (scelto o non scelto, è lo sguardo del prossimo che ci "individua", ci dà valore, ci fa essere-con), rivelandoci gli uni agli altri, disponibili a gesti di cura e attenzione, gratitudine e apprezzamento per quel Bambino che è in ciascuno di noi, specie in chi viene "scartato", Bambino che dice col suo amore assoluto: «Sto in pensiero e spero. Come tutti i bambini del mondo.» (Dicembre). La libera e splendida riscrittura del maestoso Salmo alfabetico 144 chiude il libro e ci apre i sensi e l'anima a un Respiro più grande:
Gloria a te, che soffi onnipotente
Alessandro Ramberti Postfazione di Katia Migliori L'onoma non lascia orma. È pura grammatica. Giorgio Caproni
Cosa si compone e scompone ad alternato ritmo nell'opera di Germana Duca, se non un audace, vero componimento di tenerezza umana a compimento di un verso e di un ritmo propriamente suo? Esso si trasforma e poi scompare, lascia la carta, ma ad un solo patto: che ad ogni nuova alba il passatempo misterioso della chimerica Melusina riviva nel e per il Creato. Di certo sarebbe un limite indicare con un ordinario e ordinale numero il terreno poetico che precede Orlo invisibile, piuttosto se occorre pensarlo, lo si pensi quale approdo riconoscitivo: scavo praticato verticalmente - non indolore sicuramente, ma confidente a tal punto da poterne estrarre, at- tingere immaginazione tanta, sogno ancor più e, da ultimo, una caritatevole, colta, bene-detta invocazione ad un divino paesaggio, un corteggiamento aristocratico, e al contempo profondamente intimo, alla ducale elettiva città, così preziosa per qual- siasi lettore... È l'estremo lembo di un tessuto finemente poetico la raccolta che la mano debitrice con competenza dispone al nostro sguardo, che si aggrazia nel suo ripiegarsi per non sfilarsi: in tal modo che il visibile possa arrendersi all'invisibile, il naturale al sovrannaturale. E tutto avviene nel suo momento più alto: poesia e pensiero bisognano l'una dell'altro, in vicinanza! La poesia si interroga e, tra le parole e le cose, tra la vita e l'immaginazione «s'apre e trema / nell'azzurro il fiore dell'ornello.» Custodia del non detto nel detto. La poesia ha il compito di "dar vita a ciò che permane perché duri e sia" (Heidegger). Germana Duca sa resistere, con diletto e appartenenza a gli angoli della terra, al vacuo consumarsi dell'epoca - ex ore - nella sua Urbino ducale: «Urbino che alta veleggi, / ora, e per l'intero secolo futuro, / non lasciarti consumare, tieni duro». La parola, "pura grammatica", "non lascia orma" perché non vuole cambiare il mondo, è il mondo. E il verso, di stanza in stanza, ne ricompensa il difetto.
La giornaliera vigilanza di Germana Duca è regola e rassicurazione per il suo cammino poetico: «clessidra divina» e «Spirito della Terra Promessa». Katia Miglior
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3 Benedire la vita di A. Ramberti parte prima 9 Melusina 11 Un filo 12 Infiniti 13 Fuorusciti 14 Ecografia 15 Il fiore della vita 16 Aria di poesia 17 Le fatine della neve 18 Ricorrenza 19 Confidenza 20 Gennaio 21 Febbraio 22 Marzo 23 Aprile parte seconda 27 Lingua 28 L'eau 29 Per aria 30 Cucina urbinate 32 Spazi 33 Passetto 34 Labili orme 35 Memoria pop. della Settimana Santa 36 Linea d'ombra 37 Maggio 38 Giugno 39 Luglio 40 Agosto PARTE TERZA 43 L'istante migliore 44 Paesaggio 45 Via San Giovanni in Ghiaiolo 46 Pannelli e pale 47 D'inverno 48 Via Lauretana 50 Di più con meno 51 Si fa sera 52 Vespro 53 Settembre 54 Ottobre 55 Novembre 56 Dicembre |