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FUFFI (Fulvio Santini): artista del ferro battuto

 

Biografia

 

Racconta la sua vita
 (usare I.E.)

 

 La figura di Fuffi

 

Infanzia a Fabriano

 

Ferro battuto

 

Poesie in dialetto:

El garull dla mela
Un dono e un pensiero

 

 

 

I MIEI RICORDI, QUELLI D’INFANZIA

 

Dopo qualche anno ritorno con uno scritto alla mia cara Fabriano.

Ci ritorno con i medesimi sentimenti, con il mio immutato amore, verso la città natia, verso il tempo più bello della mia vita.

Ricorderò altre cose, altre persone, tenterò in qualche modo di far capire quello che sento per Fabriano, ma mi sarà difficile spiegarmelo e più ancora spiegarlo ad altri.

Fabriano mia! Sono ormai trent’anni che ti ò lasciato, ma solo il tempo lo dice, il mio cuore no, è stato sempre là con te rimanendo fanciullo in compagnia di una grande nostalgia e di questo, credimi pure, ne ò avuta tanta tanta in questi anni che son passati.

Quante volte ti ò sognato! I tuoi campi attorno a casa, quei fossi, Caronte e Tomboli, quei bravi cani e tutti gli amici d’infanzia; come posso io scordarli?

E quel sole che era tanto bello e che a me sembrava non tramontasse mai “di questo me ne sarei accorto, ma è che andavo a letto presto”

quanta gioia mi dava addosso.

Ci sono ripassato appena dopo la guerra, ma tu eri muta, ferita e silente, come io lo ero con il cuore.

Non c’era più quel ponte dove sopra noi tante volte ci passammo,

guardando sempre sotto il fosso, sia andando a piedi che sfruttando una carrozza, ridendo al vetturino e alle sue frustate.

Non c’eran più tante cose anche perchè moriron prima.

Non c’eran più gli amici, nemmeno quel bel sole che mai vidi dove calava.

Sembravi triste e morta la notte che passai col treno e per di più pioveva.

 

Passò un po' di tempo e ci tornai e ritrovai tanti amici e tanto sole.

Sono ripassato sopra il ponte e sono passato a riveder la mia casa natia. Non dissi una parola alle persone, ma io volevo fare qualche nome.

O’ rivisto Bruno, Dario, Dino e lor tre per me erano sei persone.

Sul suo campo giocò Urbino e vinse la squadra del mio cuore.

Quante cose avrei da dirti, potrei scrivere per giorni interi e non direi mai tutto, il più bello l’avrò sempre sul cuore, nella mia mente e negli occhi.

Non ò rivisto i monticelli con il greppo accanto, palestra dei miei giochi, specie delle capriole.

Non ò rivisto il nostro fiume, il Giano, con le sue acque sempre dolci e chiare e nemmeno i fossi di Burano con le sue querce, i suoi gamberi, e le ranocchie chissa se ci saran più?

“Come è vero quello che scrivo ora”

Ti voglio tanto bene o mia cara Fabriano, però lo dico piano, senò sente mia madre, che, essa poverina, non ci stava bene e prima di morire del ‘20 a Fabriano disse che voleva tornare a Urbino, magari sotto le volte di Risciolo..... ed io invece chissa che non ci muoia dalla nostalgia nel ripensare a te o città natia.

Ci voglio ritornare ancora

e non solo con i sogni

per riveder tutte le cose

e ripassar sulle strade

dei miei primi passi.

So che ora sei più bella “ma eri bella anche prima”

ma il nome tuo

non è cambiato

sei sempre la Fabriano della mia infanzia.

Sul tuo cimitero che sale un po' sul colle

ora riposano Renzo ed anche la Iole, piccoli

amici miei morti prima, caduti poco più

che angioletti, vorrei tornarci pure io

se anche ad altri dispiacerà.

Lo faccio per la scritta

che ogni tomba vuole

e acciocchè sia cosa vera.

Qui giace e riposa in pace

Santini Fulvio nato a Fabriano

il 23.4.1918