GERMANA DUCA RUGGERI:
Ex ore |
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pubblicato PER INTERO in "V'l'arcont in dialett" N.XI 2011 (clicca)
Risvolto di copertina Per la durata di un giorno (anno 2000, equinozio di primavera), nell'identica vicenda di ore diurne e notturne, destinate al rapido mutarsi in ex ore, la poesia di Germana Duca Ruggeri diviene possibilità espressiva di accelerazioni, lentezze, continuità, interruzioni naturali da opporre al battito artificiale dell'orologio. Nel cerchio disegnato dal ritorno del sole, l'universo, intrecciato all'orizzonte domestico e al fluire dei simboli primari, specie l'acqua, ispira pensieri. Intanto sguardo e ascolto scendono e risalgono la corrente, aprendosi alla percezione di Urbino, del mondo, di grandi e piccole cose. Le parole della voce urbinate, mai approssimative, passano così ex ore sulla pagina, evocando la rinascenza, ma anche quanto manca, non è giusto, rimane oscuro. Il discorso poetico (affidato all'endecasillabo nella versione in lingua) prova allora a tradursi in risposta estetica e richiesta etica e, nonostante i limiti impliciti nel dire la realtà e ciò che la trascende, non rinuncia a cercare nuovi equilibri.
NOTA LINGUISTICA Le poesie sono in rigoroso dialetto urbinate, fatto sorprendente per chi come la scrittrice non ha le radici in Urbino. Questa città adottiva è sempre presente in tutte le poesie non solo come simbolo ispiratrice ma quasi presenza viva alla quale confidarsi per riceverne conforto.
La studiosa Maria Laura Ercolani
scrive: "... sente la lingua parlata come una componente importante
della cultura e della storia di questa città: è tutt'uno con i tetti e
le case,le stanze e le suppellettili domestiche e si diffonde e
riverbera anche sulle colline e sugli alberi intorno arricchita dalle
suggestioni degli scrittori e degli artisti della corte di Federico. Le poesie sono accompagnate dalla versione in lingua e sono intercalate da brevi pensieri che hanno il sapore di antichi proverbi locali.
NOTA del Webmaster L’abitudine di dividere il giorno e la notte in un preciso numero di parti uguali nasce da un’antica tradizione, sicuramente caldea, ma trasmessa all’occidente forse attraverso la cultura egizia. La tradizione italiana è basata sulle ore canoniche, perchè le diverse chiese parrocchiali erano il riferimento per la vita sociale, politica ed economica. La giornata del parrocchiano era regolata dal succedersi delle varie celebrazione rituali ed erano annunciate dai ritocchi delle campane. La giornata veniva suddivisa in due parti, diurna e notturna, e ciascuna parte in dodici ore. Nel caso più semplicistico le ore avevano durata costante (sistema babilonico e poi italico), portando di conseguenza a discordanza con il ciclo solare (alba, mezzogiorno e tramonto) in dipendenza dalle stagioni, latitudini ed altitudini. Nel caso più realistico si adottavano ore ineguali (così la durata dell'ora diurna era valutata di 43 min ca. in inverno, di60 min negli equinozi e di 78 min ca. in estate). LE ORE CANONICHE: “mattutino”, circa un'ora prima del sorgere del sole. Il mattutino coincide con l' HORA NOCTURNA DUODECIMA in EX ORE di Germana Duca. Durante il mattutino, momento del risveglio, i religiosi recitavano l'Angelus “l’ora prima” (h 6), l'ora del sorgere del sole e delle lodi, corrispondente a HORA DIURNA PRIMA di EX ORE “l’ora terza” (h 9), corrispondente a HORA DIURNA TERTIA di EX ORE e così di seguito “l’ora sesta” (h 12), “l’ora nona” (h 15) “il vespro” (h 18) tramonto del sole, scandito dalle campane dell'Ave Maria “compieta o completorum” ora del crepuscolo, cioè l'inizio della notte. La celebrazioni dei riti richiedeva l'accensione delle lampade (Lucernarium). Corrispondente a HORA NOCTURNA PRIMA di EX ORE le ore notturne dal rituale canonico vengono suddivise in "vigilie"
Bibiografia: http://www.nicolaseverino.it/le_meridiane_canoniche.htm http://www.arsumbrae.it/storia_ore_ineguali.htm
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Marsilio editore
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