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Dopo la mostra, se si vuole provocatoria, "Dal Restauro alla Copia d'Arte" (Sale del Castellare, 3-18 settembre 1999) e dopo il Convegno "Il Restauro. Costruire il futuro" (sala Serpieri, 25-26 marzo 2000) la Pro Urbino propone "Arte duplicata. Raffaello e il suo tempo". Lo fa con cognizione di causa per raccontare la fantasia di chi opera, piuttosto che perdersi in una critica distruttiva, contraddistinta dal non fare. Le due esperienze precedenti (mostra e convegno) hanno dato i loro frutti. Oggi si parla di Scuola di Restauro e l'Università degli Studi di Urbino ha intrapreso una lodevolissima iniziativa in tale direzione. I nostri restauratori che autorevolmente operano ovunque in Italia e qualche volta anche all'estero meritano che Urbino divenga 'centro di restauro'. Così come i copisti urbinati che ravvivano la città vanno segnalati per la loro bravura e perché stanno scrivendo una pagina importante per Urbino tanto da ipotizzare che questa città diventi centro di confronto e di scambio nazionale della Copia d'Arte. Molti arricciano il naso di fronte alla copia, ma gli stessi guardandosi intorno possono rendersi conto che il mercato è florido in Italia e anche all'Estero. Dunque niente stupore, ma voglia di ammirare il bello e il ben costruito. Durante i giorni di esposizione al Castellare molti italiani e stranieri chiedevano se ad Urbino si svolgessero corsi di restauro e di copia d'arte e qualche Sindaco confessava che avrebbe voluto nella sua città almeno belle copie dei quadri di alcuni figli illustri della propria terra. Se poi, come in questa occasione, la Pro Urbino propone "Raffaello e il suo tempo" lo fa con tutta l'umiltà necessaria e la riverenza dovuta al grande Artista per risvegliare un amore mai sopito e da tutti sospirato, così come in altre sale proporrà la collezione da tutto il mondo dei francobolli di Raffaello e le cartoline antiche di Urbino. Meglio sarebbe avere, come molti ipotizzano, opere autentiche di Raffaello 0 qualcuna di esse da ammirare dal vivo, ma questo esula dal nostro ruolo pur sognando e sperando nel tempo che verrà. Per ora la Pro Urbino guarda ai tanti urbinati e non, che in un modo 0 nell'altro continuano a celebrare la città con il loro sapere e il loro saper fare che, a guardarci bene, è anche saper essere. Augusto Calzini
La presente mostra organizzata dalla Associazione Pro Urbino gioca sul doppio binario della copia d'arte e dei soggetti realizzati da Raffaello. È palese il richiamo alla città attraverso la proposta di soggetti raffaelleschi e della capacità manuale ed interpretativa dei copisti, ma ancora più interessante è la constatazione che la mostra altro non è se non una tappa di un percorso articolato tracciato dalla Pro Urbino, che ha inteso procedere per gradi iniziando dalla esposizione sulle copie d'arte al convegno sul Restauro, alla organizzazione di diverse mostre di antiquariato suddivise per temi. Va fatta una lettura delle iniziative citate che invitano ad una riflessione riguardante la città che ha un improcrastinabile bisogno di interrogarsi sul proprio futuro in relazione alla sua tradizione: occorre non tradire la storia e le radici - delle quali bisognerà pur dimostrare di essere all'altezza - e allo stesso tempo rispondere all'esigenza di far parte di una comunità attiva e viva, dove possano inserirsi attività non improvvisate o slegate dalla tradizione e che offrano prodotti ad un mercato disponibile a comprenderle perché le intuisce collegate a Urbino. Un plauso quindi alla Pro Urbino che mi auguro possa continuare in attività consimili, cogliendo ed offrendo alla città le giuste opportunità per uno sviluppo coerente e di qualità. Bonita Cleri
Gli anni della Urbino che medita, che si interroga, che critica si traducono in lavoro e in produzione artistica silenziosa, quasi una pausa necessaria per continuare una tradizione ricca di sapere e di saper fare. Le abilità rinate, ora si manifestano con chiarezza ed evidenziano manufatti di assoluto pregio. Tra queste la Pro Urbino ha scelto per la mostra del Castellare la "copia d'arte" di Ester Arceci, dei fratelli Polidori e di Paolo Grossi che pure ha studiato ad Urbino, ma anche il restauro che ad Urbino è ormai una realtà consolidata. Non sono gli unici esempi di una vivacità che sta emergendo così come le mostre di questi ultimi tempi documentano ampiamente. La Pro Loco se ne rende conto ed intende per quanto possibile portare alla luce questi elementi importanti di cultura locale, sicuramente ispirati da una ambientazione unica e dall'amore verso l'arte per rivivere una nuova stagione fiorente, ricca di iniziative. La Pro Urbino vuole essere attenta agli artisti locali e la mostra vuol significare proprio questo. Come non celebrare il lavoro svolto da Luca e da Andrea Polidori che dedicano il loro tempo più bello a ricostruire minuziosamente opere d'arte celebri e lo fanno con spiccate ed uniche doti interpretative? Come non ammirare i lavori di Paolo Grossi? Un amore eccezionale ed un revival gradevolissimo che è cultura piena. Come non sottolineare la intensa attività dei restauratori urbinati che, per ogni tipologia, sono presenti ovunque in regione ed in ambito nazionale con interventi di assoluto rilievo in ogni campo e per opere di estrema importanza? Degli oltre venti restauratori urbinati, la mostra dedicherà spazio solo ad alcuni di essi ed a qualche loro testimonianza, ma gli urbinati sanno che essi sono molto più numerosi e che presto saranno possibili una presentazione più ampia ed una documentazione più esauriente, quando vi saranno tutte le autorizzazioni necessarie il cui iter risulta essere particolarmente delicato. Quanto la Pro Urbino sta facendo mira a traguardi ancora più significativi che coinvolgano la città e l'intero territorio come l'una e l'altro meritano.
Augusto Calzini Presidente della Pro Urbino
Dal restauro alla copia d'arte
Nella presentazione al fortunato volume "Artisti in bottega" (Edizioni Feltrinelli, Milano 1966) Ettore Camerasca accennava al complesso di avvenimenti che potevano essere chiamati i retroscena d'atelier: "...relazioni tra artisti ed allievi, collaboratori, modelli vivi 0 inanimati, colleghi prossimi e remoti, committenti (anche in vista del compenso si intende) fra le opere e le tecniche e i materiali impiegati per eseguirle; ancora le letture preferite e gli spettacoli veduti dagli artisti, firme, cornici, mostre, conformazioni dei locali di lavoro: sono altri dei numerosissimi fatti secondari, addirittura minimi 0 apparentemente esteriori che in ogni tempo sopravvennero a determinare 0 modificare l'aspetto dei prodotti artistici" (pp.10-11). Tutto questo rimanda alla attività svolta all'interno della bottega, attività ricca e variegata, dove forte era la gerarchia e dove a ciascuno erano riconosciuti un ruolo ed una competenza specifica, dove gli elementi prodotti erano pezzi unici (non si intende solo parlare dei dipinti 0 delle sculture, ma anche degli oggetti d'uso che uscivano dalle botteghe); l'era industriale ha portato ad una produzione seriale che uniformava tutto, mirata alla realizzazione di prodotti sulla base di esperienze scientifiche e tecniche in continuo rinnovamento; per contrappeso all'epoca sorse un'attività artigianale, spesso artistica, che offriva al prodotto una sua identità estetica. Se andiamo indietro nel tempo non possiamo fare a meno di notare come la differenza fra arte e artigianato si assottigli poiché sempre maggiore era l'identità tra i due aspetti della creazione, ricordiamo l'altare di Sant'Ambrogio a Milano firmato "Vuolvimus Magister faber", certamente grande esperto di arte applicata, quindi grande artigiano. Il Cinquecento ha teso a separare l'arte dall'artigianato con l'istituzione delle Accademie dove veniva meno il rapporto di bottega e dove grande spazio aveva la teoria (ricordiamo il ruolo svolto in tal senso dal marchigiano Federico Zuccari). Un grande recupero dell'artigianato si ebbe nell'Ottocento con l'arte "preraffaellita" che intendeva appunto recuperare l'abilità artigianale che interessava non tanto e non solo l'estetica, ma anche le tecniche e le lavorazioni (citiamo i Nazzareni ed il recupero che operarono della tecnica dell'affresco). Così come nel XIX secolo quando forte era l'impresa industriale alla quale si oppose il recupero della manualità e dell'artigianato, altrettanto oggi, in un'era fortemente computerizzata e mediática, è intensamente avvertita l'esigenza di un ritorno alle cose ed agli oggetti che presuppongono un impegno della persona, quasi che si recuperi il senso della vita e di un anonimato dove tutto è seriale, uguale, senz'anima, attraverso oggetti e cose non scontate, dove prevalente è l'impegno dell'uomo con le sue conoscenze, le sue caratteristiche, il suo essere vissuto all'interno di una tradizione centenaria. In questo senso va l'iniziativa espositiva della Pro Urbino che rappresenta un riconoscimento della manualità, una stratificazione delle conoscenze tecniche, un bagaglio di conoscenze che la nostra società tende a perdere anche ed in virtù delle regole del mercato. Allo stesso tempo vengono posti interrogativi dalla non facile risposta, vale a dire l'esigenza della formazione di personale altamente specializzato in grado, ad esempio, di produrre professionalità in diversi settori. Citiamo per tutti l'attività teatrale e lirica e, per la nostra provincia, l'attività del Rossini Opera Festival che necessita di avvalersi di artigiani che si occupino di compiti diversi, dalla sartoria alla produzione di scenografie, come in tante occasioni ha ribadito il soprintendente Mariotti. D'altro canto per l'esposizione della Pro Urbino non poteva esistere cornice migliore che il Palazzo urbinate le cui architetture hanno la capacità di evocare l'armonia e laddove il lavoro artigianale si sposa mirabilmente con un forte filo conduttore culturale. La presenza di copie realizzate da Ester Arceci, dai fratelli Polidori e da Paolo Grossi, tutti formatisi alla "Scuola del Libro" (che ha rappresentato l'ultima ed alta esperienza di una bottega-laboratorio e che ora tenta di coniugare, con mezzi differenti, le idee con la realtà del visibile), rappresenta un aspetto del recupera di quelle tecniche di cui sopra si diceva, recupero scientifico che si basa sui testi classici del settore, citiamo per tutti il manuale di Cennino Cennini "Il libro dell'arte o trattato della pittura". Di certo la copia d'arte pone ulteriori interrogativi, se non altro quello per il quale sia allo stesso tempo e copia d'arte e opera artistica laddove, pure nella raffinatezza del recupero di tecniche, è palesemente riscontrabile il segnale del nostro tempo poiché la manualità è attuale e chiaramente riconoscibile per cui viene percepita la forte somiglianza con l'originale senza però che si sia riusciti e non si sia voluto ricreare il doppio uguale ed identico all'originale. Per Andrea e Luca Polidori il ragionamento si fa ancora più intrigante, essendo essi stessi già stati definiti, in quanto gemelli, "il traslato biologico delle copie d'arte" (Cuppini, 1995), anch'essi simili, ma non identici, pertanto riconoscibili. La loro specializzazione riguarda i dipinti su tavola del Quattrocento, mentre quella di Paolo Grossi investe anche il genere della natura morta del Seicento con copie da artisti quali Giovanna Garzoni, Guido Cagnacci, Panfilo Nuvolone ed anche Jacopo de' Barbari: la sua ricerca del recupero delle tecniche si interseca con l'attività di restauratore nell'ambito degli aspetti lignei che lo vedono specialista nella doratura, negli intarsi e negli intagli. D'altro canto in mostra sono presenti altri lavori altamente specializzati, appunto nella lavorazione del legno e nel restauro della pietra ed aprono interrogativi relativi al rapporto tra le scuole professionali ed il mondo del lavoro e della produzione, ma certamente anche quello della formazione professionale attraverso i corsi organizzati grazie ai finanziamenti della Comunità Europea. Manca una visione unitaria della problematica, che sappia investire i diversi aspetti del settore, non ultimo, ad esempio, il restauro delle opere d'arte contemporanee: di fronte a noi sta un mercato del lavoro ancora da indagare e da affrontare, nel quale venga immessa una mano d'opera specializzata, nell'alta accezione del termine. Bonita Cleri
Storico dell'arte
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La Pro Urbino ringrazia affettuosamente Marta Bruscia che ha curato la stesura degli Atti avvalendosi anche della preziosa collaborazione della laureanda in architettura signorina Alessandra Caselli. Gli Atti escono a poco più di un anno dal Convegno, proprio mentre, per una felice coincidenza, avviene la istituzione del Corso di Laurea in Tecnologie per la conservazione e il restauro dei Beni culturali presso l'Università degli Studi di Urbino nell' anno accademico 2001-2002 e mentre il Comune di Urbino si accinge all'approvazione del Progetto-Metodo annunciato al Convegno dall'assessore all'Urbanistica dott. Massimo Guidi e dall'arch. Massimo Casolari. Alcuni interventi sono stati trascritti direttamente da registrazione su nastro magnetico e pertanto mantengono il carattere della oralità. INTRODUZIONE Augusto Calzini - Presidente dell' Associazione Pro Urbino L'idea che Urbino potesse essere luogo di discussione di un tema così importante e vitale, per la città e per la nazione, è apparsa alla Pro Urbino stimolante anche perché qui è la sede della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici delle Marche e perché qui operano numerosi restauratori. Il desiderio ed anche il sogno che in questa città fiorissero iniziative illuminanti in un momento non facile per la organizzazione delle attività di restauro, ma anche che si sviluppassero relazioni determinanti nell'ambito operativo, hanno spinto la Pro Urbino ad intessere rapporti significativi con il Ministero dei Beni culturali, con la Regione Marche, con l'Istituto Centrale del Restauro, con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con illustri docenti universitari e con operatori emeriti in ambito nazionale ed internazionale. Voglio ricordare il momento commovente del primo contatto con il prof. Michele Cordaro che, pur gravemente malato, si rese disponibile dimostrando entusiastico interesse all'iniziativa e incaricando subito la d.ssa Giuseppina Vigliano ad intervenire al Convegno a suo nome. Alla sua memoria la Pro Urbino rimarrà sempre legata per la grande umanità da lui dimostrata, per il calore e la speranza che egli ci ha trasmesso. Molti sono i fattori di cambiamento che si prospettano, ma mai come in questo momento si è avvertita l'esigenza di un coordinamento fattivo tra tutti i protagonisti del settore del restauro per addivenire a soluzioni ragionevoli, idonee a colmare i vuoti e la mancanza di armonia negli intendimenti che più di una volta si avvertono. I timori per la sorte di tantissimi beni, che tutti ci invidiano e che vorremmo conservare al meglio per trasmetterli al mondo il più possibile intatti, ci hanno portato a coinvolgere numerose sensibilità, come i temi che verranno trattati stanno a dimostrare. In tutti i protagonisti abbiamo riscontrato una spiccata volontà di costruire ciò che è mancato pur tra i necessari confronti che sicuramente il Convegno evidenzierà. Ma ciò è normale che sia. Il Convegno vuole evidenziare da un lato i fattori di cambiamento che si registrano nel settore del restauro, dall'altro le reazioni da essi provocate per una possibile sintesi e per un ulteriore sviluppo e compenetrazione delle varie tesi che emergeranno. La tutela, la conservazione e la valorizzazione sicuramente saranno i temi "caldi" del Convegno, come anche i sistemi di acquisizione delle professionalità necessarie o i sistemi di qualificazione oppure la legge Merloni uno, bis e ter con tutto quel che comporta. Per tale ragione abbiamo desiderato fossero ben presenti al Convegno relazioni esaurienti sul quadro legislativo attuale, nazionale e regionale tra le quali sicuramente illuminante quella del Ministero dei Beni Culturali in ordine ai presenti sviluppi del qua dio nazionale. Per tale ragioni ci siamo rivolti alla Presidenza del Consiglio regionale per avere tutto l'apporto possibile di conoscenza di quanto si andava facendo nella Regione Marche. Dal Presidente dotta Silvana Amati e dalla Vice-Presidente prof.a Bonita Cleri abbiamo ricevuto comprensione e stimoli. La Pro Urbino Le ringrazia anche per il sostegno finanziario che è stato determinante, come importantissimo è stato il sostegno finanziario dell 'Assessorato al Turismo del Comune di Urbino che caldamente ringraziamo. Ci è parso doveroso e stimolante invitare lo stesso Comune ad essere presente con il Piano di riqualificazione delle facciate del centro Storico di Urbino perché il tema ben si inserisce nel Convegno e perché soprattutto si lega all' argomento: Il Restauro. Costruire il futuro. Alla Pro Urbino preme sottolineare perché Restauro. Costruire il futuro. Se il restauro comporta, per sua stessa natura, l'operazione su quanto il passato più o meno recente ci ha tramandato, questo non significa che quel passato debba rimanere lettera morta o vivere semplicemente come memoria del passato, ma può rappresentare una prospettiva per il futuro; perché un futuro che taglia le proprie radici non darà mai frutti positivi, darà solo situazioni che vivono nell'astratto e faranno perdere il senso di una tradizione che invece riteniamo viva ed operante. "Costruire il futuro" significa anche poter disporre di una legislazione adeguata, che comporta finanziamenti adeguati, comporta la determinazione dei rapporti tra le Istituzioni Centrali, intendiamo il Ministero dei Beni Culturali e le istituzioni periferiche collegate a cominciare dalle Soprintendenze; l'ultima legislazione che affida alle Regioni, alle Province, ai Comuni parte dei poteri e delle funzioni prima solo del Ministero dei Beni culturali, fa sperare che ci possono essere in futuro prospettive più serene e più costruttive. Il problema del restauro comporta anche, fondamentalmente, la formazione dei restauratori, dunque rapporti con la Scuola e l'Università in cui si sviluppino sinergie tra le discipline umanistiche e le discipline scientifiche spesso tra loro concorrenti, purtroppo non in senso di complementarietà, semmai come forze opposte che operano in compartimenti stagni. Tutto questo si auspica possa essere risolto in maniera positiva realizzando una educazione del gusto e della sensibilità unitamente al rigore della ricerca scientifica e alla conoscenza tecnologica. La Pro Urbino ringrazia il Soprintendente per i Beni Artistici e storici delle Marche dott. Paolo Dal Poggetto per il sostegno che ci ha dimostrato, la Regione Marche, il Comune di Urbino, in particolare l'assessore Massimo Spalacci e tutti i relatori del presente Convegno. Un particolare ed affettuoso ringraziamento a Marta Bruscia, che ci ha costantemente consigliato, da par suo, con la saggezza che tutti le riconoscono. A lei la Pro Urbino assegna il compito di coordinare questo Convegno. Buon lavoro a tutti LAVORI DEL CONVEGNO SALUTI di Massimo Guidi, Massimo Spalacci, Paolo del Poggetto 6 LA TUTELA, QUALE POLITICA di Mario Bucci Morichi 11 TUTELA E USO di Bruno Zanardi 15 LA TUTELA NEGATA di Maria Giannatiempo Lopez 18 RESTAURO E ARTE CONTEMPORANEA di Carlo Emanuele Bugatti 24 LE DIVERSE TIPOLOGIE DEL RESTAURO CONTROLLO DELLE METODOLOGIE di Giuseppina Vigliano 26 IL PIANO DI RIQUALIFICAZIONE DELLE FACCIATE PER LA PROMOZIONE DEL CENTRO STORICO DI URBINO di Massimo Casolari 33 TRA CONSERVAZIONE, FALSIFICAZIONE E DISTRUZIONE. L'INTERVENTO NEI CENTRI STORICI. STATO DELL'ARTE E POSSIBILI PROSPETTIVE di Marco Pretelli 46 DIAGNOSTICA APPLICATA AI BENI CULTURALI di Giancarlo Lanterna 54 QUALIFICAZIONE E CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ di Bruno Fenaroli 62 NORMATIVA REGIONALE IN MATERIA DI RESTAURO DI BENI DI INTERESSE STORICO, ARTISTICO ED ARCHEOLOGICO di Massimo Misiti e Ginevra Gavazzi 72
CONCLUSIONI di Bonita Cleri , pag.79
Bonito Cleri - Vice Presidente del Consiglio Regionale Marche Le problematiche evidenziate dalle relazioni e dalla discussione finale sono notevoli e mai attuali come ora: gli atti escono un anno dopo il Convegno e proprio in concomitanza delle intenzioni del Ministro Giuliano Urbani di privatizzare la gestione dei Musei, riportando alla discussione un insieme di elementi riguardanti i beni culturali in senso lato. Le esigenze che hanno mosso l'Associazione Pro Urbino, che in questo tema si è degnamente sostituita ad altre istituzioni (come l'Università e le Soprintendenze, comunque presenti con relazioni significative), sono pressanti perché riguardano il recupero del patrimonio artistico, immobile e mobile, secondo regole chiare e filologicamente giuste e la preparazione e qualificazione di personale specializzato. Già l'intervento di Massimo Guidi, assessore all'Urbanistica del Comune di Urbino, ha portato diversi elementi alla discussione ancora di attualità riguardante il recupero nei centri storici, legandolo ad una scelta degli amministratori della città relativa al ripristino delle facciate dei palazzi monumentali e dell'edificato minore secondo un processo di identificazione. E in corso la progettazione per conto del Comune di Urbino da parte dell'Agoraa dell' arch. Massimo Casolari, che in questo Convegno ha presentato la sua relazione, che si muove in un contesto più ampio prevedendo un protocollo di intesa tra Comuni, Università degli Studi, Ministero dei Beni Culturali, Provincia, ed altri Enti. La discussione che ne è seguita ha evidenziato quanto l'argomento sia "caldo" e quanto richieda dibattito e discussione. L'intervento di Bruno Zanardi è stato molto stimolante: ce ne potevamo aspettare uno di tipo tecnico, ma egli ha voluto, prima di avvicinarsi a tematiche concrete, affrontare il problema alle radici, vale a dire il rapporto tra la tutela e l'utilizzo dei manufatti e delle opere, constatando che non si può tramandare quello che non rientra negli interessi della società civile: è un'asserzione forte, ma che ha la sua ragion d'essere nella proposizione del patrimonio artistico come risorsa produttiva in termini culturali ed economici. Il suo ragionamento è giusto e di onestà intellettuale, laddove i due termini - di crescita culturale ed economica - non vadano fraintesi e dove, com'è facile che avvenga ed in parte purtroppo è già avvenuto, le esigenze economiche prevarichino le culturali, senza essere loro complementari: questo nel senso che le opere vanno anche rispettate e non ridotte a farse da Cinecittà / come l'ipotesi di utilizzo, ad esempio, della Primavera di Botticelli come elemento per feste di costume o altro di simile!) Si è di seguito evidenziata la necessità di un rapporto stretto tra Enti dello Stato, come le Soprintendenze, e le Regioni, e gli Enti Locali proprio perché il discrimine tra la tutela, la conservazione quindi, e la valorizzazione e la gestione dei beni è sottile e va esercitata con unità di intenti. Una delle esigenze che hanno spinto la Pro Urbino, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche, a organizzare il presente Convegno è stata quella dell'offerta della possibilità per i giovani di ottenere una preparazione specifica nel settore del restauro dal momento che gli attuali operatori del settore il più delle volte provengono, dopo una scuola di base legata allo studio dell'arte e delle tecniche artistiche, dall'apprendistato all'interno delle botteghe di un restauratore senza che a quella potesse seguire un effettivo riconoscimento delle loro capacità. Va tenuta presente l'esigenza indicata dal prof. Paolo Dal Poggetto, Soprintendente per i Beni Artistici e Storici delle Marche, il quale lamenta l'assenza di un Albo professionale specifico per i restauratori. Il proliferare di corsi professionali, ora delegati alle Province, non rende le cose più facili poiché, come in genere quasi tutti i corsi, risultano poco o affatto utili alla formazione di una professionalità che necessita di laboratori specifici e di impegno formativo e informativo continuo che non si esplicitano nelle ore dei Corsi. La finalità perseguita dalla Pro Urbino non è stata quella della organizzazione di un Convegno fine a se stesso, ma di denuncia dei problemi e della risposta di una Scuola di restauro a valenza almeno regionale. Quanto tutto questo fosse di attualità lo dimostra l'istituzione del Corso di Laurea in Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali presso l'Università di Urbino, ad iniziare dall'anno accademico 2001-2002, reso possibile dall'impegno del Ministero competente che, evidentemente sollecitato da più parti, ne comprese a suo tempo la necessità. L'augurio è che veramente vengano formate professionalità nel settore, in un rapporto dialettico tra le varie istituzioni, tra le quali le Soprintendenze e le Università; si tratta di una bella e sollecitante sfida che nessuno può permettersi di perdere, prima tra tutti la città di Urbino scelta quale sede del Corso di laurea, città che deve rimanere costantemente ancorata ad un dibattito vivo che sappia coinvolgere le forze intellettuali, ma anche i cittadini con il loro impegno civile, gli amministratori che debbono sapersi mostrare all'altezza del governo di una città che rappresenta non solo se stessa, ma anche una parte di coscienza culturale del mondo intero.
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