Aquilone disegnato da
Vincenzo Tiboni
La scoperta quasi spontanea di una macchina
e il timore della sua precaria eternità
non tollera l'uomo
ma solo la sua imitazione abnorme
(non deformabile), raggelata forse?
Da qui
l'inizio di un viaggio tormentato da oscuri
impulsi
entro uno spazio lirico
fragile, delicatissimo sino all'inutile:
presenza dell'azzurro e del casto (grezzo).
Poi metamorfosi di un tempo cronaca
In una vigile e sofferente attenzione politica
che presto si svela ferita
anche se evocata
da una estrema purezza (Morte di Jan Palach).
Altre volte invece un'ombra crepuscolare
sembra visitare la macchina,
il congegno arido (ma destino).
Allora la presenza dell'idilio;
la pura castità della forma,
come udito in giornate mere a irrefrenabili
dove la giovinezza vi si spia per ritrovarsi
a frequentare l'impossibile‑possibile,
o sennò: la macchina e la morte.
Ercole Bellucci all'amico Vincenzo
Vincenzo Tiboni
è nato in Urbino il 22 luglio 1940
A Urbino ha frequentato l'Istituto D'Arte
per la decorazione e l'illustrazione del libro.
Diplomatosi nel 1961 al corso di magistero,
sezione litografia.
Ha lavorato quindi a Ginevra ed a Roma
Dal 1963 al 2000
è presente in:
n° 11
Mostre Collettive
n° 6
Mostre Personali
Nel 1969 vince
il 2° premio
di pittura
Città di Lanciano
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