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MARIA Conti 1896-1975:  Acqualagna
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Misticanza Marchigiana

 

Albero genealogico

 

Serate di Poesia...

 

Egidio Conti (padre)

 

Vita e Opere
 


Visse in Acqualagna dal 1896 al 1975. Fu la terzogenita di Egidio. Nota soprattutto per la sua esemplare vita pubblica e privata ci ha lasciato un solo volumetto, Misticanza marchigiana, contenente racconti brevi in vernacolo e poesie in lingua e in vernacolo con disegni di Raimondo Rossi di Urbania. Ad essa sono attualmente dedicate le pubblicazioni del Gruppo Dialettale di Acqualagna.

La sua figura è ben illustrata nella Prefazione a Misticanza marchigiana scritta dalla sorella Lidia, che qui di seguito è riportata integralmente.
 

 

Da "Misticanza marchigiana":

 

Durante una confessione, al sacerdote che chiedeva a lei, nubile, se andasse d'accordo col marito, Maria rispondeva: «Non c'è stata mai una parola»

Alla sorella Benedetta che, nubile anche lei e per stare con la quale Maria aveva rinunciato a formarsi una famiglia, alla sorella che le diceva scherzosamente: «Me sa, Maria, che t'ho mezz sacrificheta», ribatteva prontamente: «Leva chel mezz!»

In una lettera indirizzatale durante la prima guerra mondiale si legge: «... Tu, Maria, che ti elevi dalle altre per irresistibile ingenuità, tu certo mi comprenderai...»

Se si entra in qualche casa di Acqualagna è facile vedere, nella vetrina della sala da pranzo, l'immagine ilare ed aperta di Maria mentre recita e mima un balletto infantile; è l'ultimo dono che, forse presaga del tramonto, ha voluto lasciare alle tante persone amiche del Paese con le quali, tramite il lavoro all'anagrafe del Comune, aveva un rapporto più che familiare. Specie la campagna ricorreva a lei nelle più varie situazioni e le sue battute, capaci di sdrammatizzare e rasserenare, sono ancor oggi ricordate.

Sembrano aneddoti, sensazioni, ma danno, meglio di ogni altra cosa, l'immagine di Maria Conti che ha saputo vivere al centro della vita del Paese che tanto amava, cogliere quella nota umoristica e sana da ogni incontro con la realtà, lasciare il sapore di cose buone, non inquinate dalle convenienze.

Traduceva in canto l'incontro con la natura, vivendo in sintonia ogni suo aspetto. I suoi racconti hanno la rara immediatezza che trasporta in un mondo diverso, placando il dissidio delle nostre ricerche affannose. I protagonisti sono veri ed emergono dalla spicciola vita quotidiana: in essi traspare un modo di vivere genuino e quasi istintivo, privo di «cultura» ma fondamentalmente sano; riflettono la vita del Paese con pochi svaghi, concentrata nelle veglie serali, o negli incontri per la strada, o alla soglia delle case. La sua vena poetica non cade mai nel banale, ma traduce in saggezza religiosa le pieghe che vogliono frapporsi al suo candore. Riesce, la "Sora Maria", a trasportarti in un clima di purezza che ti fa bene dentro, a trasmetterti il suo messaggio: il canto della vita.

«Misticanza marchigiana» ci propone una donna che ha creduto nella vita, rimanendo nello stupore di una bambina anche quando una realtà dura la sorprendeva, ma senza mai turbare il suo cielo; ci presenta una donna capace di far vivere un'epoca tramontata, è vero, ma che lascia un segno inconfondibile alla radice, con una linfa che si ricongiunge fuori del tempo e ci riporta all'unità degli affetti senza tramonto, in Dio Padre. (Firmato Lidia Conti).