HOME
ProUrbino

LE MURA DI URBINO: Homepage

Sergio Di Stefano

 

Homepage

 

Piante 1600 e 2000

 

FotoCircuito Esterno:

 Porta Valbona

 Porta S. Maria

 Porta S. Polo

 Porta Nuova

 Porta Lavagine

 Porta S. Lucia

 Pian del Monte

 

M° Sergio Di Stefano

ovvero: "Le DOGLIANZE del maestro Di Stefano"

 

Relazione Santese

 

Servizi de "Il ducato"

 

 

 

 

 

Servizio gen 2006:

 Foto

 Gli scempi

 Origini e storia

 

Fruibilità 2008:

Foto sui punti critici

Mura non accessibili

Abusi !   Regolarità

Urbanistica Urbinate !!!

Risposta di Di Stefano

 

Fortezza Albornoz 2008:

Chiusa da 10 anni

Difendere le Mura

 

Le Mura Rinascimentali di Cinta di Urbino

Una meriviglia per il mondo intero

Un vanto per i cittadini e gli amministratori del passato

Un impegno per i cittadini e gli amministratori del presente

 

LE MURA DI URBINO

poesia di Paolo Volponi

 

Le mura di Urbino

La nemica figura che mi resta,

l'immagine di Urbino

che io non posso fuggire,

la sua crudele festa,

quieta tra le mie ire.

 

Questo dovrei lasciare

se io avessi l'ardire

di lasciare le mie care

piaghe guarire.

 

Lasciare questo vento collinare

che piega il grano e l'oliva,

che porta sbuffi di mare

tra l'arenaria viva.

 

Lasciare questa luna tardiva

sul diamante degli edifici,

questa bianca saliva

su tutte le terrazze,

dove amici e ragazze

stendono le soffici tele

del loro amore infedele.

 

Lasciare il caldo respiro

del sole sulle mura,

la lunga tortura delle case,

lo stesso temporale

che ritorna da anni,

pur se la vita non è uguale nel giro

e s'abbandona ogni ora.

 

Antica sulle mura

è la mia casa;

immobile e non sicura

sembra veleggiare

tra le nuvole come riviere

nel fluviale nembo

delle selvagge sere.

 

Il cielo a forma di grembo

divora la città;

allora si sente morire

ogni cosa d'intorno

e ognuno sta per sortire

dal proprio cuore.

 

È il vento, al confine del giorno,

che mormora tra i colli,

che a me di fronte sgombra la campagna

o con la nera ombra delle nubi

la fa sparire;

che con me giuoca

fingendo di fuggire

e poi con aria fioca

torna a imbiancare i colli.

 

Il vento d'incerta natura

che passa come un ragazzo

dietro le siepi o le mura,

senza niente,

come chi si allontani d'un passo

o per sempre;

niente più d'un rimorso

e d'un sorso d'acqua nei campi.

 

La città trema nel cuore dei suoi cortili,

apre il suo dorso alle congiure vili del tempo,

e giace morente sopra di noi.

Allora ì giardini pensili

piegano l'ombra ostile dei pini

verso quel punto dell'orizzonte,

nuovo ogni sera,

dove io non giungerò mai

libero dai miei cattivi pensieri,

dalla sorte nemica

che il mio sangue castiga.

 

 

Raccolta di poesie: Le porte dell'Appennino